Giovedì 21 Novembre 2024
LUCA BOLOGNINI
Esteri

Così Hamas ha ingannato gli 007 di Israele. Come l’attacco è rimasto segreto

Quattro funzionari dell’intelligence israeliana hanno rivelato al New York Times tutto quello che è andato storto. Dall’eccessiva fiducia nei sistemi di sorveglianza al confine al depistaggio dei terroristi intercettati

Roma, 11 ottobre 2023 - Hamas il 7 ottobre ha colto di sorpresa Israele, scatenando una vera e propria mattanza. Ma come è potuto succedere? Come sono riusciti i terroristi palestinesi, partiti da Gaza, a sfondare così facilmente le difese di Gerusalemme? Come è stato possibile che gli 007 israeliani, ritenuti tra i più efficienti al mondo, non siano riusciti a capire cosa stava per succedere? Nei giorni scorsi, molti analisti hanno cercato di risolvere il mistero, ma nella stragrande maggioranza dei casi hanno offerto come spiegazioni mere speculazioni. Ronen Bergman e Patrick Kingsley del New York Times, invece, sono riusciti a parlare con quattro funzionari dell’intelligence israeliana. È il primo sguardo, dall’interno, sul fallimento dei servizi segreti israeliani. Un fallimento di cui si parlerà per decenni. Ma vediamo cosa non ha funzionato.

Ashkelon colpita dai razzi palestinesi (Afp)
Ashkelon colpita dai razzi palestinesi (Afp)

Intercettazioni

Gli 007 israeliani non sono riusciti a monitorare i canale chiave utilizzati da Hamas per preparare l’attacco. Secondo un articolo di qualche giorno fa del Financial Times, i terroristi molto probabilmente hanno comunicato tra loro attraverso quelli che in gergo mafioso vengono definiti pizzini: messaggi in codice scritti su piccoli fogli.

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Il depistaggio di Hamas

E anche quando hanno intercettato le comunicazioni tra gli operativi di Hamas, i servizi isrealiani non sono stati in grado di valutare correttamente il livello della minaccia. Tanto che Tzachi Hanegbi, consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, sei giorni prima dell’attacco aveva affermato: “Hamas in questo momento è molto moderata, ha capito le implicazioni che ci sarebbero in caso di una nuova sfida”. Anche perché l’organizzazione terroristica ha di fatto depistato gli 007 di Gerusalemme: sapendo di essere intercettati, gli operativi di Hamas nelle loro conversazioni telefoniche hanno dato l’impressione di voler evitare a tutti i costi un’altra guerra con Israele, visto il disastroso esito del conflitto del maggio 2021. Una trappola che ha portato Israele a sottovalutare la minaccia in arrivo da Gaza.

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Troppa fiducia nella tecnologia

Secondo i due reporter del New York Times, all’origine del fallimento di Shin Bet e Mossad, ci sarebbe anche un’eccessiva confidenza negli strumenti di sorveglianza dei confini, che è stato facilmente neutralizzato da Hamas. Due funzionari hanno spiegato che il sistema di controllo si basa quasi interamente su telecamere, sensori e mitragliatrici azionate a distanza. “I comandanti israeliani – spiega il quotidiano Usa - erano diventati eccessivamente fiduciosi riguardo l’inespugnabilità del sistema. Pensavano che la combinazione di sorveglianza remota e armi, barriere e un muro sotterraneo per impedire ad Hamas di scavare tunnel verso Israele rendesse improbabile un’infiltrazione di massa, riducendo la necessità di avere un numero significativo di soldati lungo la linea di confine”. Peccato che il sistema di controllo da remoto potesse essere distrutto… da remoto. Hamas ha infatti sfruttato questo punto debole, utilizzando droni per attaccare le torri di comunicazione che trasmettevano segnali da e verso il sistema di sorveglianza e mettendolo fuori uso nelle prime fasi dell’invasione. Tanto che la maggioranza dei soldati israeliani stava ancora dormendo quando si è trovata a dover fronteggiare l’attacco di Hamas.

La concentrazione dei comandanti

Un altro errore strategico, da parte di Israele, è stato quello di concentrare tutti i comandanti dell’esercito in un’unica base lungo il confine. Quando questa è stata espugnata da Hamas, i leader militari di Israele sul campo sono stati uccisi, feriti o presi in ostaggio. Di fatto i soldati dell’Idf si sono ritrovati nel caos, senza nessuno in grado di dare ordini precisi per contenere l’attacco.