Roma, 23 novembre 2024 – Putin non bluffa e non ha alcuna intenzione di negoziare. Andrea Margelletti, analista e presidente del Centro Studi Internazionali, ha una visione molto chiara della situazione. Non solo c’è il rischio di escalation nucleare. Il timore è che l’Europa possa ingaggiare una guerra convenzionale con la Russia da qui a tre anni se non si riuscirà a trovare una conclusione alla guerra in Ucraina.
Direttore Margelletti, iniziamo con la domanda che si stanno facendo tutti: c’è il rischio di escalation nucleare in questa guerra?
“Come sostengo da due anni, c’è un rischio chiaro, evidente e concreto che la Russia non stia assolutamente bluffando”.
Non ci lascia molte speranze…
“Attenzione: io non ho detto che lo farà. Ritengo che ci siano rischi evidenti che lo possa fare. Al momento i russi stanno vincendo la guerra. Non hanno dunque bisogno di ricorrere a uno strumento come il lancio di un’arma tattica. Fatta questa premessa, Putin ha firmato la nuova dottrina nucleare e l’altro giorno i russi hanno fatto una cosa gigantesca come lanciare un missile ipersonico caricandolo con testate convenzionali. Mi auguro di avere torto, ma da analista separo i miei desiderata e mi attengo ai fatti”.
Ipotizziamo che lei abbia ragione e che la Russia lanci un’arma tattica sull’Ucraina. A quel punto cosa potrebbe succedere?
“Non vedo la ragione per la quale alcuna nazione occidentale dovrebbe rispondere. Invece rimango dell’idea che se dovesse essere usato uno strumento del genere da parte russa, questo porterebbe immediatamente all’ingresso di alcune nazioni europee all’interno dell’Ucraina”.
A quel punto la Russia sarebbe costretta a rispondere, sarebbe guerra totale…
“Se le devo dire, penso che nel giro di tre anni un conflitto convenzionale con la Russia sia pressoché inevitabile, anche se i russi non dovessero lanciare alcuna bomba nucleare”.
Che cosa glielo fa pensare?
“Alcune nazioni europee non vogliono che l’Ucraina cada. Non se lo possono semplicemente permettere. Diciamo che c’è anche una difformità di visione fra l’Europa centro-settentrionale e quella centro-meridionale. Credo anche il motivo che possa avere spinto alcuni Paesi europei a un atteggiamento diverso sia stato l’arrivo di migliaia di soldati nordcoreani a combattere in Russia”.
Quale potrebbe essere il contributo di questi Paesi?
“Difficile da dire. Di sicuro saranno sensibilmente tentati di aumentare il loro livello di ingaggio. Detto questo bisogna vedere come lo faranno”.
In tutto questo, il prossimo 20 gennaio Donald Trump si insedia alla Casa Bianca, determinato a trovare una soluzione diplomatica. Cosa può fare, in queste condizioni?
“Il rischio vero è che Trump ripeta la modalità afgana, ossia facendo un accordo che non tenga conto del volere degli ucraini, com’è successo appunto in Afghanistan. Per questo l’amministrazione Biden sta cercando di dare più risorse, perché se si arrivasse a un tavolo di trattativa, gli ucraini vi possano partecipare da un rapporto di forza maggiore”.
Arriveremo mai a un tavolo di trattativa?
“Un eventuale dialogo continua a essere fondamentalmente nelle fantasie degli occidentali. I russi in questi anni non hanno dato la minima dimostrazione di voler trattare. È una meravigliosa fantasia nostra, perché siamo terrorizzati all’idea di un confronto militare”.