Roma, 13 febbraio 2025 – Qualcosa si muove verso la pace anche se sul terreno ucraino la cronaca registra ogni giorno attacchi e controffensive da ambo le parti. Gianpaolo Scarante già ambasciatore di lungo corso, consigliere diplomatico di Palazzo Chigi e attualmente docente di Teorie e tecniche di negoziazione all’ ateneo di Padova è prudente ma ottimista.
Trump e Putin ieri si sono parlati per un’ora e mezza, e ci sono stati contatti anche tra il presidente Usa e Volodymyr Zelensky. Sono segnali concreti verso la pace?
“Sì, a questo punto si può parlare di un negoziato anche se dobbiamo parlare ancora di fase esplorativa. Comunque, ciò che è accaduto è concreto e nuovo”.
![Un'immagine dalla guerra in Ucraina (Ansa)](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/YjY0ODNhYzktYzk0Yi00/0/un-immagine-dalla-guerra-in-ucraina-ansa.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
Lo scenario qual è?
“La Russia si è disimpegnata in Siria e Putin non può perdere la guerra altrimenti rischia di cadere. Deve trovare una via d’uscita, per lui il conflitto è anche un fatto esistenziale. Kiev deve far buon viso a cattivo gioco e oggi è disposta a negoziare”.
Cosa c’è dietro la liberazione dell’americano Marc Fogel detenuto a Mosca?
“Difficile dirlo su due piedi. Lo scambio di prigionieri è una prassi consolidata, ma il fatto che avvenga adesso non è casuale. La prospettiva è cambiata e quasi certamente ha a che fare con i possibili sviluppi sull’Ucraina”.
Su quali punti potrebbe svilupparsi la trattativa?
“Uno è l’aspetto territoriale. Kiev offre di ritirarsi dal Kursk, ma bisogna vedere che idee ha Mosca sul Donbass. Due, il futuro dell’Ucraina. Chi la garantisce da ulteriori aggressioni? La Nato? L’Europa? C’è in ballo una possibile neutralità, cha sia ufficiale o di fatto”.
![Gianpaolo Scarante](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/ZTFhZjc0NDgtYWUzYy00/0/gianpaolo-scarante.webp?f=1%3A1&q=1&w=1280)
L’ingresso nella Nato?
“È improbabile per adesso. La Russia non lo permetterebbe”.
È cambiato l’approccio della diplomazia?
“In questa fase certamente. Come sta facendo Trump: si dà un pugno sul tavolo e poi si tratta, si alza la posta per poi trovare una mediazione. La diplomazia in senso classico viene mischiata alla forza e a volte all’arroganza. Talvolta si mandano avanti gli uomini dell’intelligence rispetto ai diplomatici. Però vedo segnali positivi con la politica che rivendica il proprio ruolo”.
Zelensky sarà costretto a cedere rispetto al passato?
“Lo sta già facendo, ha già virato rispetto alla prima fase arrembante tutta impostata sull’orgoglio nazionale e sulla difesa che ha interpretato bene. Ora tratta, non ha scelta. L’Ucraina è distrutta anche dal punto vista della società”.
L’Europa nel risiko delle trattative sembra tenuta ai margini.
“Lo è per diverse ragioni. Gli Usa tendono a prendere in considerazione i singoli Paesi. L’Unione europea come soggetto politico deve sgomitare per farsi valere. La guerra è alle porte di casa, mentre gli Usa hanno un oceano di mezzo”.
Si è svegliata tardi?
“Ha commesso errori in passato. Politicamente si è affidata troppo agli Stati Uniti e dal punto di vista militare alla Nato. Sull’Ucraina è mancata una visione propria”.
La Conferenza sulla sicurezza di Monaco in programma domani può contribuire ad un passo verso la pace?
“Bisogna vedere come verrà impostata. Il clima politico è cambiato, diciamo che può aiutare a mutare le condizioni tenendo presente però che gli attori principali restano Donald Trump, Vladimir Putin e Volodimyr Zelensky”.