Roma, 8 marzo 2025 – Martedì Usa e Ucraina potrebbero trovare la quadra sugli aiuti di Washington in cambio dei minerali strategici di Kiev. Ma Mosca continua ad attaccare sulla pelle dei civili e il timore di molti è che, se continua come ieri, il Paese invaso arriverà al tavolo dei negoziati in una posizione ancora più di debolezza.
LA PRESSATURA DEL CREMLINO
Ieri, raid russi hanno colpito nuovamente la regione di Donetsk e Kharkiv , causando 20 morti e una cinquantina di feriti. Il bombardamento, anche questa volta, ha colpito palazzi residenziali, abitazioni, negozi, edifici amministrativi. Tutti luoghi frequentati da civili, nessun obiettivo militare, confermando che l'obiettivo del Cremlino, oltre alla vittoria, è la carneficina. Non sono mancati obiettivi strategici, in primo luogo le reti del gas, segno che Mosca vuole annientare anche le infrastrutture chiave del Paese.
Danni destinati a fare sentire i loro effetti anche quando il conflitto sarà finito.

KURSK A RISCHIO
La situazione che preoccupa di più Kiev, però, al momento si registra proprio in territorio russo, per la precisione in quella parte di regione di Kursk che l'Ucraina è riuscita a occupare in agosto. Pochi chilometri quadrati ma di importanza strategica prioritaria, perché al momento rappresentano l'unica merce di scambio che può offrire in sede negoziale ai russi, nella speranza di riavere indietro almeno una parte dei territori espropriati.
Secondo la ricostruzione, un centinaio di soldati di Mosca è riuscito a fondare le linee della scorsa notte e sarebbero riusciti ad arrivare a Suzhda, importante cittadina vicino al confine e ancora nelle mani di Kiev. Stando ai media ucraini, la difficoltà duravano da qualche giorno e adesso il timore principale è quello che il contingente possa rimanere isolato e venire accerchiato al nemico. Si tratta di circa 10mila soldati. Come spesso succede in questi casi, è guerra di fonti, con gli ucraini che ammettono il peggioramento della situazione, ma smentiscono la notizia di un potenziale ritiro ei media internazionali che danno l'abbandono della regione più che probabile, con tutte le conseguenze del caso, dal punto di vista negoziale e militare. Yuri Butusov, uno dei blogger militari ucraini più noti, ha parlato di una situazione 'drasticamente peggiorata in breve tempo e che richiede decisioni immediate'.
IL RUOLO DEGLI USA
Gli ultimi sviluppi sul campo di battaglia hanno portato a nuove polemiche nei confronti degli Stati Uniti. Secondo alcuni media ucraini e internazionali, l'interruzione dei flussi di intelligenza da questa settimana, voluta dal presidente Trump, avrebbe avuto effetti deleteri proprio nella regione del Kursk, che risulta particolarmente delicata, e più in generale in tutti i distretti dove le truppe di Mosca stanno avanzando. Il disagio c'è ed è palpabile.
Alcuni soldati hanno rivelato che le forze ucraine hanno l'umore a terra, perché sono stati privati non solo di informazioni chiave, ma anche dei sistemi di attacco più sofisticati. Per loro, non ci sono dubbi: con i suoi provvedimenti, il presidente Trump ha favorito la Russia.
IL TRATTAMENTO A RIAD
Intanto, martedì è previsto un incontro molto importante fra la delegazione americana e quella ucraina a Riad.
Il premier, Volodymyr Zelenskyj sarà lì anche domani, per incontrare il principe ereditario, Mohammad Bin Salman. Il giorno successivo rimarranno nel Paese solo i suoi fedelissimi, il consigliere della presidenza Andriy Yermak, il ministro degli Esteri Andriy Sybiha, della Difesa Rustem Umerov e il vice capo dell'ufficio presidenziale, il colonnello Pavlo Palisa.
Il numero uno di Kiev ha ribadito il suo impegno per un 'dialogo costruttivo', sottolineando che al tavolo saranno portate 'proposte realistiche' e che occorre reagire 'in modo rapido ed efficace'.