Mercoledì 19 Marzo 2025
Pierfrancesco De Robertis
Esteri

“La Russia ha vinto questa guerra”. Caracciolo: il tycoon vuole chiuderla

L’analista geopolitico: il presidente ucraino dovrà sottoporsi al voto nel 2025 e lo farà da sconfitto

“La Russia ha vinto questa guerra”. Caracciolo: il tycoon vuole chiuderla

Roma, 20 marzo 2025 – Lucio Caracciolo, direttore di Limes e della scuola di Limes. Ieri Trump ha parlato con Zelensky. Che idea si è fatto?

“Ancora sappiamo poco, il comunicato è laconico”.

il giornalista Lucio Caracciolo scrittore, saggista, analista e autore, direttore del periodico Limes (Photo by Roberto Serra / Iguana)
il giornalista Lucio Caracciolo scrittore, saggista, analista e autore, direttore del periodico Limes (Photo by Roberto Serra / Iguana)

I contorni della trattativa Trump-Putin appaiono forse più chiari.

“Stati Uniti e Russia stanno discutendo dei reciproci rapporti, reimpostandoli a medio-lungo termine e non solo rispetto all’Europa. A Trump dell’Ucraina importa poco, ecco perché ha fretta di concludere questa guerra che Usa e Russia hanno combattuto una contro l’altra, gli americani per mezzo degli ucraini. Come abbiamo detto più volte l’orizzonte sul quale Trump si vuole concentrare è la Cina”.

Chi ha vinto e chi ha perso?

“Militarmente ha vinto la Russia, anche se gli americani hanno giudicato deludenti i risultati ottenuti dall’esercito di Putin in tre anni di guerra, e quindi tutto sommato adesso non hanno troppa paura. Tutto ciò avrà ripercussioni nel loro atteggiamento anche verso l’Europa”.

Siamo più vicini alla pace?

“Pace è una parola grossa. Diciamo che si è avviato un negoziato”.

Dietro alla trattativa Trump-Putin ci sono anche altre partite oltre alla semplice pace. Si parla delle terre rare, della ricostruzione.

“Certamente ci sono anche questi aspetti. Non credo gli Stati Uniti vogliano accollarsi il costo della ricostruzione, si parla di mille miliardi, a meno di consistenti contropartite come appunto i minerali che a loro interessano”.

L’opzione di una forza di interposizione Nato ipotizzata dai cosiddetti volenterosi è realistica.

“Assolutamente no. Putin non accetterà mai soldati Nato ai propri confini”.

E fossero Onu?

“Vedremo. Magari di nazioni “neutrali“ come indiani, neozelandesi. Ma è troppo presto per parlarne”.

Zelensky si salverà?

“Entro l’anno Zelensky si dovrà in qualche modo sottoporre al voto. Al momento non vedo grandi oppositori ma è anche vero che al voto ci andrà da sconfitto, avendo dovuto subire peraltro dei compromessi che per l’Ucraina non si riveleranno facili. Non sarà una corsa agevole”.

L’Europa riuscirà prima o poi a recuperare un rapporto normale con la Russia?

“In questo caso parlare di Europa porta fuori strada. La guerra ha accentuato le differenze tra gli Stati europei e ciò si vedrà anche nei rapporti che i singoli Paesi avranno con la Russia. Una cosa sono i Baltici, un’altra la Germania o gli Stati del Mediterraneo”.

L’Unione europea appare come la principale vittima collaterale politica della guerra in Ucraina.

“L’Unione europea è un’organizzazione pensata per il bel tempo e poteva al massimo funzionare in tempo di pace. Ma ora il tempo è cambiato”.

Una delusione?

“Non direi”.

Promossa a pieni voti quindi?

“Al contrario. Diciamo che non è una delusione perché non le si poteva chiedere una cosa che non poteva fare”.

Come valuta la posizione italiana nella crisi?

“La pretesa della premier Meloni di svolgere il ruolo di mediatrice ha poco senso. Trump non ha bisogno di Meloni per parlare con l’Europa o con alcuni Stati europei. Più che altro l’Italia deve assumere una posizione chiara altrimenti scompare ancora di più. Le ambiguità non pagano”.

Intanto, l’arresto del sindaco di Istanbul non appare un fatto secondario.

“Tutt’altro. Il sindaco di Istanbul è un personaggio di primo piano, probabile oppositore di Erdogan. Anche se poi a dire il vero certi capisaldi di politica estera di quei Paesi sono abbastanza comuni a tutti gli attori politici”.