Roma, 10 giugno 2022 - L'Ue accelera sul via libera alla concessione dello status di candidato all'Ucraina e la prossima settimana potrebbe varare l'attesa raccomandazione. Intanto la guerra continua sia sul campo di battaglia sia sul fronte diplomatico. Infuria infatti la battaglia per la città di Severodonetsk, ormai da giorni fulcro del conflitto. Bombardato l'impianto chimico Azot, dove sono rifugiati circa 800 civili. Distrutto dai bombardamenti russi il Palazzo di ghiaccio, secondo quanto fa sapere Sergiy Gaidai, capo dell'amministrazione militare regionale di Lugansk. Sempre secondo Gaidai, le truppe russe stanno cercando di stabilire il pieno controllo sulla regione di Lugansk entro il 12 giugno, data della celebrazione del Giorno della Russia.
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Ma le nostre forze stanno "tenendo duro", ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo consueto messaggio notturno. "La situazione è molto difficile. I nostri uomini mantengono la linea di difesa - ha detto alla televisione nazionale Serhiy Hayday, capo dell'amministrazione militare ucraina della regione orientale di Luhansk - I combattimenti più feroci continuano a Severodonetsk". Hayday ha accusato i russi di ricorrere a "menzogne e propaganda" per rivendicare la vittoria, denunciando una "situazione umanitaria critica" anche pèerché "il ponte è sotto tiro e quindi è impossibile consegnare merci".
Kiev: dipendiamo da armi dell'Occidente
"E' una guerra di artiglieria ora e in questi termini la stiamo perdendo", ha dichiarato il vice capo dell'intelligence militare ucraina Vadym Skibitsky al Guardian. "Tutto dipende da quello che l'Occidente ci dà", ha aggiunto spiegando che Kiev "ha un pezzo di artiglieria ogni 10-15 pezzi di quella russa" e che le sue truppe usano 5-6 mila colpi di artiglieria al giorno. "Abbiamo quasi esaurito tutte le nostre munizioni - ha confessato Skibitsky - e ora stiamo usando proiettili standard Nato calibro 155. Anche l'Europa fornisce proiettili di calibro inferiore, ma man mano che li esaurisce, la quantità sta diminuendo".
Lavrov: "Russia aperta al dialogo, ma il tango si balla in due"
Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha affermato che la Russia rimane aperta al dialogo per trovare una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina, "ma bisogna essere in due per ballare il tango". Lo ha detto al summit dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto) a Erevan, che Mosca punta a rafforzare come bilanciamento all'Alleanza atlantica. "E' diventato chiaro a tutti che la Nato non può più determinare il destino dell'Europa", continua Lavrov. "Abbiamo proposto alla Nato un dialogo, un meccanismo di cooperazione, ma è stato rifiutato".
Kiev: "Depositi di grano colpiti a Mykolaiv"
Il sindaco di Mykolaiv, Oleksandr Senkevych, denuncia che la città portuale meridionale continua a essere bombardata quotidianamente dall'artiglieria russa, e che un porto privato della città, uno dei più grandi porti di grano in Ucraina, è stato colpito. Il distretto è stato danneggiato, con quattro siti di stoccaggio bruciati e tutto il grano all'interno perso. Alla Bbc Newsday, il sindaco afferma che le linee di combattimento si sono spostate un po' avanti e un po' indietro, ma gli ucraini hanno attrezzature sufficienti solo per difendere la città, non per attaccare.
Intanto a Kharkiv un'intera unità di fanteria motorizzata del primo corpo d'armata russo si sarebbe rifiutata di combattere. Lo riferisce lo Stato maggiore ucraino citato da Kyiv Independent. Il rifiuto sarebbe legato all'alto numero di perdite subite durante i combattimenti nella regione.
Combattenti stranieri condannati a morte
E la corte suprema della sedicente Repubblica Popolare del Donetsk ha condannato a morte i britannici Aiden Aslin e Shaun Pinner e il marocchino Saaudun Brahim, che combattevano per Kiev, i quali però "possono chiedere la grazia". Ma i familiari degli ex soldati britannici parlano di un processo (di primo grado) "show condotto in violazione della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra". Le Nazioni Unite si dicono preoccupate per le condanne, visto "dal 2015 abbiamo osservato che la cosiddetta magistratura in queste sedicenti repubbliche non ha rispettato le garanzie essenziali di un processo equo".
Lapidario invece Lavrov per il quale la condanna si basa "sulla legislazione della Repubblica popolare di Donetsk, perché i reati in questione sono stati commessi su quel territorio". "Tutto il resto è già oggetto di speculazione, non interferirei nel lavoro del sistema giudiziario e delle forze dell'ordine della Repubblica popolare di Donetsk", aggiunge.