L’Ucraina è viva, è determinata e non è sola. La Russia, che era arrivata a soggiogare il 27% del territorio di Kiev, ne controlla ancora il 17,5% e non ha alcuna intenzione di interrompere la sua offensiva militare tesa, nonostante perdite militari enormi, a “normalizzare“ l’ex repubblica sovietica trasformandola in un Paese satellite. Ma i Paesi occidentali che l’hanno aiutata a resistere all’offensiva russa sono ancora al fianco dell’Ucraina.
È per mostrarlo plasticamente che oggi, in occasione del secondo anniversario dell’invasione russa e a dieci anni dall’annessione della Crimea, Giorgia Meloni dirigerà in videoconferenza da Kiev il primo G7 dell’anno di presidenza italiana. Accanto a lei ci sarà la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, e il primo ministro belga e presidente di turno del Consiglio Ue, Alexander De Croo. Fianco a fianco a Volodymir Zelensky, ribadiranno il fronte comune contro l’imperialismo russo.
La recente caduta di Adviidka, nel Donbass, conferma che dalla fine del 2023 le truppe russe premono su più punti del fronte e localmente riescono anche ad avanzare. Non sono sconfitte strategiche, perché il fronte è globalmente fermo in una guerra di attrito, ma servono alla propaganda di Mosca, che guarda al lungo periodo e intende mantenere la pressione fino alle prossime elezioni americane, sperando che nel 2025 il nuovo presidente sia Trump e che questo porti ad un sostanziale disimpegno americano.
Ieri pomeriggio la presidente del Consiglio è arrivata all’aeroporto di Rzeszów, in Polonia, poi ha proseguito alla volta di Kiev. I Paesi del G7 ribadiranno il pieno sostegno al’Ucraina e annunceranno il rafforzamento delle sanzioni a Mosca e ai Paesi che la sostengono. Joe Biden ha annunciato oltre 500 nuove misure contro la Difesa e il settore della Finanza russi (colpita anche la carta di credito russa Mir), contro società straniere che riforniscono la produzione militare e industriale russa, ma anche contro funzionari del governo e tre dirigenti del carcere nel quale è stato ucciso Navalny, mentre l’Europa ha varato il 13° pacchetto di sanzioni che include 27 società, molte delle quali di Paesi terzi sospettati di sostenere il complesso militare-industriale russo. Nuove sanzioni verranno anche da Gran Bretagna e Canada.
In occasione del G7 l’Italia – come hanno già fatto Londra, Parigi, Berlino e ieri Copenaghen sulla base dell’impegno preso al vertice Nato di luglio – firmerà anche un accordo bilaterale di sicurezza con Kiev. Che, come ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in Parlamento, vuole "assicurare all’aggredito i mezzi per difendersi", in nome della sua "indipendenza territoriale", per ripristinare quel primato del diritto internazionale che "la Russia ha violato". Non è chiaro l’impegno economico, che nel 2024 sarà di 7 miliardi per la Germania, di 3 miliardi per Francia e Regno Unito e dovrebbe essere attorno a 1 miliardo per noi. Il nuovo piano di cooperazione, ha specificato il vicepremier, non è assimilabile ad un "trattato internazionale", quindi "non è vincolante dal punto di vista giuridico" e non prevede "garanzie automatiche di sostegno politico o militare a Kiev". Ciò che conta, per Tajani, è il "valore politico e simbolico del progetto".
Al vertice G7 di oggi si parlerà anche dell’altra crisi, quella in Medio Oriente, un tema che Meloni affronterà di nuovo, la prossima settimana, in un incontro con Joe Biden alla Casa Bianca. Un bilaterale, il primo di marzo, che rientra nel tour delle capitali del G7 proprio in occasione della presidenza italiana, che l’ha già vista a Tokyo per il passaggio del testimone con Fumio Kishida e che la vedrà il due marzo a colloquio a Toronto con il primo ministro canadese Justin Trudeau. Per l’Italia una occasione importante di visibilità.
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