Roma, 17 marzo 2022 - Il cecchino svedese Mikael Skillt, il peggior incubo dei russi, è tornato al fronte. Veterano della rivoluzione ucraina del 2014, nota anche come rivoluzione di piazza Maidan, del febbraio 2014, aveva combattuto contro i filorussi nel Donbass.
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Durante gli scontri contro i ribelli di Donetsk la mira infallibile di Skillt era al servizio del Battaglione Azov, formazione di estrema destra, prima paramilitare voluta dal ministro dell'Interno Arsen Avakov, e poi inquadrata nell'esercito ucraino come "Distaccamento autonomo operazioni speciali".
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Come "contractors" in Ucraina, definizione che preferisce a quella di mercenario, sosteneva di aver ucciso più di 150 separatisti. Numero che non si poteva verificare, ma il fatto che Mosca avesse messo sulla sua testa una taglia da un milione di dollari, scriveva la stampa ai tempi, rendeva bene la misura della sua pericolosità contro le forze appoggiate da Mosca.
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Skillt è tornato alla sua Misanthropic Division, un'unità di neonazisti occidentali aggregati al Battaglione Azov. Lì era rimasto anche dopo la guerra, come istruttore fino al 2017.
Tornato in Svezia al suo lavoro di consulente di sicurezza svedese ed ex project manager nel settore edile, oggi si sa che è ancora in prima linea a 54 anni con il Battaglione Azov a Mariupol, per fermare l'avanzata dei russi.
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