Giovedì 13 Marzo 2025
Davide Nitrosi
Esteri

Il dissidente russo Baunov: “La guerra ha rafforzato Putin. E anche Trump finisce per aiutarlo”

Lo storico ed ex diplomatico è stato definito “agente straniero” dal Cremlino ed è dovuto fuggire. “La transizione al potere avverrà solo quando lo Zar morirà o se dovesse essere molto malato”

Il dissidente russo Baunov: “La guerra ha rafforzato Putin. E anche Trump finisce per aiutarlo”

Firenze, 13 marzo 2025 – Lo storico russo Aleksandr Baunov, 55 anni, ha raccontato in “La fine del regime”, libro pubblicato in Italia da Silvio Berlusconi editore, come finiscono i poteri autocratici analizzando i casi di Franco in Spagna, Salazar in Portogallo e dei colonnelli in Grecia. E li haracconatti in parallelo al regime di Putin. Solo ipotizzare che il regime russo potrebbe terminare gli è costata l’accusa di “agente straniero” e di fatto l’ostracismo in Russia per il suo libro. Persino gli sms inviati per invitare i lettori alla presentazione del libro a Mosca sono stati intercettati e cancellati, prima di arrivare sui telefoni, dai servizi. Oggi Baunov è ricercatore del Carnegie Eurasia Center e vive tra Berlino e Firenze. Il 24 marzo alle 17,30 Baunov presenterà il suo libro al Gabinetto Vieusseux a Firenze.

Professor Baunov, funzionerà l’accordo per il cessate il fuoco raggiunto da Stati Uniti e Ucraina?

“L’accordo tra Usa e Ucraina è stato raggiunto senza inviati di Mosca, sono le condizioni elaborate tra gli Stati Uniti e l'Ucraina. Ma Mosca è come l’Ucraina: non si parla della nostra guerra senza noi è il suo pensiero”.

Aleksandr Baunov
Aleksandr Baunov

Quindi questo piano potrebbe quindi fallire perché la Russia non si è sentita coinvolta?

“Sì, esattamente, è una dei ragioni. Diciamo che i russi dovranno almeno far vedere che sono favorevoli alla pace, ma alla fine fallirà. Per quattro ragioni. La prima sono appunto le condizioni elaborate senza i russi. La seconda è legata al successo militare nella regione di Kursk non ancora tutta liberata. Ai russi sembra che gli ucraini, insieme con gli Stati Uniti, vogliano il cessate il fuoco per fermare l’offensiva”.

E gli altri due motivi?

“La Russia non vuole essere trattata come i paesi più piccoli e deboli. L'Ucraina ha accettato il cessate il fuoco senza condizioni, la Russia non può essere messa alla stregua dei paesi più piccoli. Infine c’è il tema della leadership di Putin che in tre anni è diventato agli occhi dei russi un vero guerriero, un vero leader”.

Putin ha bisogno della guerra per restare al potere?

“Cosa accadrà senza la guerra non è chiaro. La guerra all’Ucriana era una missione che aveva senso per la sua leadership politica, è difficile sostituirla con qualcosa di ugualmente forte e convincente. Non è facile diventare leader del paese dopo la guerra”.

Con Trump al potere, Putin si sente più forte, ma con la pace in Ucraina, la fine del regime può diventare più probabile?

“Non collegherei direttamente la fine del regime in Russia al campo di battaglia. La caduta del regime non va attesa a seguito di sconfitte militari sul campo di battaglia. Saddam Hussein e Milosevic, per esempio erano sopravvissuti a gravi sconfitte sul campo di battaglia: il loro regime era sopravvissuto o comunque non era caduto nell’immediato, nel caso di Milosevic. Lo stesso vale per la Russia. Putin ha consolidato la sua base: è popolare perché è in grado di opporre resistenza agli avversari. Sia la guerra sia la pace sono problematiche per Putin, ma entrambe possono aiutarlo a rimanere al potere. Dipende come riuscirà a utilizzare entrambe le situazioni”.

Quindi è ancora convinto che la transizione in Russia inizierà solo dopo la morte di Putin?

“Oppure se avesse una debolezza fisica, una malattia grave. Oggi tutte le fazioni sono consolidate attorno a Putin. Sono in competizione tra loro ma non nei confronti di Putin che è un moderatore. All'inizio della guerra sembrava che avesse perso il suo ruolo di moderatore ma poi lo ha ristabilito. Tutte le fazioni cercano il suo favore e nessuno lo sfida. Chi volesse sfidare Putin direttamente avrà bisogno dell'opposizione ma anche di chi è accanto a Putin. E’ tipico delle dittature a lungo termine, come è successo per Franco in Spagna. Oggi la dimensione dell'economia, la forza dell'esercito, il fatto di non essere completamente contro le tendenze globali rende Putin ancora più forte”.

In Russia non c'è nemmeno una chiesa cattolica come nella Spagna di Franco ha preparato gli uomini per la transizione.

“Sì, questo è il principale svantaggio della Russia moderna rispetto ad altre dittature conservatrici con lo stesso sentimento imperialistico come erano Spagna e Portogallo. La mancanza di una Chiesa indipendente è un grande svantaggio. Sfortunatamente, in Russia mancano istituzioni ecclesiastiche indipendenti, e la Chiesa ortodossa russa è diventata qualcosa di simile a un ministero delle tradizioni all'interno del regime di Putin. Uno dei suoi pilastri ideologici. E le repressioni della leadership della chiesa contro i sacerdoti indipendenti sono simili a quelle messe in atto dal regime politico contro gli oppositori”.

Si torna sempre alla ferita della fine dell’Urss

“La Russia si è sentita tradita. Uno degli obiettivi di Vladimir Putin è rovesciare i risultati della Guerra Fredda. Il primo è l'espansione della Nato e dell'Unione Europea. Se si dimostrasse in qualche modo che non aiuta più a sentirsi più sicuri, la Nato sarebbe finita”.

Lo vuole provare attaccando l’Europa dopo l’Ucraina?

“C'è un partito all'interno della leadership russa, che sta spingendo Putin a sfidare la Nato per dimostrare che non è alcuna garanzia di sicurezza”.

Un attacco ai baltici?

“E’ il modo più semplice per farlo. Gli Stati baltici sono vicini alla Russia, sono deboli, hanno territorio e popolazione ridotti, molti russofoni all’interno insoddisfatti. E ora c’è il fattore Trump”.

La presenza di Trump può spingere Putin a invadere i Baltici?

“L’interpretazione per il momento è che Trump non sacrificherebbe l'America, come ha mostrato durante l'incontro con Zelensky, per rischiare la Terza Guerra Mondiale o impedire un piccolo cambiamento dei confini in Europa. Trump ha già spinto l'Ucraina a riconoscere il cambiamento del suo confine ottenuto con la forza. Perché non provare a fare lo stesso con una vera nazione Nato?”

La Nato non è un deterrente?

“Il presidente Biden, nonostante tutte le sue debolezze, aveva chiarito molto bene che se un membro della Nato fosse stato sfidato, l’America avrebbe combattuto al suo fianco, anche se significasse la Terza Guerra Mondiale. Trump non sta dicendo, almeno fino ad ora, lo stesso. E potrebbe essere interpretato a Mosca come una finestra di opportunità”.

Situazione pericolosissima per l’Europa

“Trump si sta distaccando dai suoi obblighi verso l'Europa. Può sempre dire che l'Europa non ha fatto abbastanza per proteggersi e quindi l’America non combatterà per gli europei. è un momento molto seducente per parte della leadership russa. C'è una parte della leadership più ragionevole, ma ci sono molti gruppi più militaristi”.

Intanto il soft power russo in Europa non si è mai fermato. In Italia, in Germania. Pensiamo alla Romania…

“Gli europei ovviamente non vogliono parlare di essere in guerra con un vicino potente. Si dice: facciamo pace con il paese di Dostoevsky, Tchaikovsky, Pasternak, Brodsky, e torniamo a buoni rapporti con Putin. Ma Putin non è esattamente Dostoevsky, Pasternak, Bulgakov. Lui rappresenta la versione repressiva dello stato russo. Dostoevsky fu condannato alla pena di morte per aver letto un manifesto politico liberale. Pasternak non fu pubblicato e dovette rifiutare il suo Premio Nobel. Brodsky aveva lasciato il paese. Va bene avere una pace ma con i moderni Dostoevsky”.

Lei è stato giudicato agente straniero in Russia? Cosa significa?

“Siamo circa un migliaia. Ogni settimana un anonimo funzionario del ministro della Giustizia, senza una sentenza di un giudice, ne aggiunge 8 o 10. Nell’elenco ci sono voci importanti del dissenso e della cultura, ma anche imprenditori. Non puoi insegnare, neppure online, non puoi essere pagato per i tuoi libri, non puoi gestire il tuo patrimonio, non hai più diritti civili”.