Roma, 27 marzo 2024 – Gli impetuosi venti di guerra che soffiano in Ucraina spazzano anche l’Europa della politica e degli Stati maggiori militari, sempre più costretta dagli eventi a prevedere scenari futuri con l’inevitabile interrogativo di cosa può succedere nella peggiore delle ipotesi. Nel clima teso del fianco Est europeo che vede passare i missili sulla testa e il fuoco dell’artiglieria davanti a casa, si gioca il Risiko dell’Alleanza Atlantica che se da una parte cerca il dialogo con Mosca attraverso gli Stati Uniti, dall’altra aggiorna un giorno sì e uno sì i piani di un possibile, ma per ora improbabile, scontro con l’esercito di Putin.
La Polonia guida le fila degli Stati che hanno come scomodo vicino di casa la Russia e che chiedono l’innalzamento dello scudo di sicurezza. Oggi è Il polo principale delle preoccupazioni della Nato, perché più esposto insieme a Estonia, Lettoria e Lituania a possibili attacchi. La Nato, secondo il ministro degli Esteri polacco, sta anche valutando nei propri piani la possibilità di abbattere i missili russi che si avvicinano. "La difesa della nostra frontiera orientale è oggi un elemento chiave ", ha detto il presidente Andrzej Duda, comandante delle forze armate. L’esercito polacco dispone di 175mila soldati, un aumento di 100mila unità rispetto a otto anni fa e il bilancio della difesa raggiungerà il record di 34 miliardi di euro, pari al 4% del Pil. Di fatto la quota più alta di tutta la Nato. "La Nato fa il suo mestiere, ma non vedo rischi nucleari perché non ci sarebbero nè vincitori nè vinti – dice Gian Andrea Gaiani, analista e direttore del sito web Analisi difesa – in ogni caso deve adoperarsi per proteggere il fianco est, soprattutto in Polonia, la quale preme per avere basi nucleari statunitensi. La Nato rinforza qui la difesa aerea per testare la reazione dei russi, ma succede anche il contrario".
Il confine rimane l’articolo 5 del Trattato che obbliga i membri Nato a difendersi a vicenda. L’Alleanza ora sta mettendo in pratica i piani pronti nel cassetto e previsti dai vertici di Madrid (2022) e Vilnius ( 2023), in previsione di un attacco. Giorni fa il vice comandante delle forze armate polacche, Karol Dymanowski, ha parlato di 100mila soldati Nato già schierati a Est con previsione di triplicare. Fanno parte della "Response Force", il nucleo di reazione rapida per anni uno scenario teorico, ma che dopo l’invasione dell’Ucraina è diventato il pilastro della strategia ora condivisa anche da Finlandia e Svezia. A sud la Nato rinforza il pattugliamento dei cieli in Polonia, Romania e Moldavia, mentre a nord il timore di un ventre molle riguarda Estonia, Lituania e Lettonia, dove sono necessarie truppe di terra e artiglieria, essendo quei Paesi poco difendibili perché molto pianeggianti. In Polonia gli Usa hanno già installato un comando di corpo d’armata per il coordinamento delle truppe. Ma il fronte difensivo si allarga. Al comando Nato di Bruxelles si è deciso di rafforzare la protezione della Bulgaria.
Le grandi manovre fanno intuire dove e come il sistema di difesa sarebbe pronto a intervenire. "Dubito che Putin possa aprire un altro fronte, può essere giudicato molto cattivo, ma non sprovveduto – dice Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation – e nello stesso tempo l’Alleanza è fatta di 32 Paesi che hanno sensibilità diverse sul conflitto e quindi, come del resto anche Biden, si muove con i piedi di piombo, pur assolvendo i propri compiti. Provocare adesso la Nato, mobilitandola di più, sarebbe assai controproducente per Putin. La Nato continuerà a rinforzare il lato Est per sottolineare che la sicurezza è indivisibile. Questo è il messaggio fondamentale, sempre che la deterrenza nucleare stia dietro alla deterrenza convenzionale. Oggi il rafforzamento dei sistemi di difesa è concentrato lungo tutto il fronte dal Baltico al Mar Nero nelle zone a contatto con Bielorussia e Ucraina".
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