Roma, 27 settembre 2024 – “Fino a che Hezbollah lancerà razzi sul nord, Netanyahu non si fermerà. Fino a che non ottiene risultati, andrà fino in fondo”. È netta la previsione dell’ambasciatore Giampiero Massolo, già segretario generale della Farnesina e direttore del Dis.
Netanyahu si diceva fosse disponibile a una tregua temporanea in Libano, poi però l’ha smentito. Come mai non vuole fermarsi?
“Perché non ne vede le condizioni. Non si può invocare una tregua, sia pure temporanea, prescindendo completamente dalla situazione sul terreno: è la ricetta del fallimento. Ora, dall’8 ottobre Hezbollah bombarda di razzi il nord di Israele e questo ha provocato un esodo di 60-70 mila persone. Il governo israeliano ha detto chiaramente che fino a che il lancio di razzi non cesserà, loro andranno avanti. Gli obiettivi israeliani sono due: far cessare gli attacchi e riportare a casa la loro gente e poi attuare quanto previsto nella risoluzione 1701, approvata nel 2006 dal Consiglio di sicurezza, che prevedeva la creazione in Libano di una zona, grossomodo fino al fiume Litani, nella quale sarebbero dovuti esserci Unifil ed esercito libanese ma nella quale le forze Hezbollah non potevano stare. Ma che da allora non si è potuta attuare”.
L’assemblea generale dell’Onu è tuttora impotente, non riesce ad ottenere una tregua in Libano o a Gaza.
“Le organizzazioni internazionali sono efficaci fino a che i governi le rendono efficaci. E l’Onu non fa eccezione, anche aldi là della riforma del Consiglio di Sicurezza. Sono i meccanismi delle mediazioni multilaterali che sono resi difficili dall’egoismo degli Stati. La crisi mediorientale non fa che riproporre questo tema. Che era e rimane una questione tra Stati”.
Hezbollah dice: io smetto di lanciare razzi su Israele se c’è una tregua a Gaza. Perchè Netanyahu non accetta?
“Perché il governo israeliano vuole sottostare a un ricatto e perché non ritiene che un cessate il fuoco formale a Gaza sia avviabile. In particolare, non vuole ritirare le sue truppe dal “corridoio Filadelfia“ che unisce Egitto con Gaza. Netanyahu rifiuta di collegare Gaza con i lanci di razzi dal Libano e dice a Hezbollah che deve smettere di lanciarli a prescindere, avvertendola che se non lo fa il prezzo sarà altissimo. Scommette sul fatto che questo atteggiamento muscolare non avrà una risposta militare adeguata di Hezbollah e sul fatto che il tutore di Hezbollah, e cioè l’Iran, non sia disponibile a considerare un allargamento della guerra. Naturalmente questo è un calcolo e come tutti i calcoli, va verificato. Ma questa è la linea di Israele, che pertanto continuerà nella sua azione”.
Israele arriverà fino a una incursione di terra?
“Io non credo che Netanyahu voglia rischiare una incursione di terra. Però se la resistenza di Hezbollah andrà oltre un certo limite, non possiamo per nulla escluderlo”.
Netanyahu vuole quindi regolare i conti con Nasrallah?
“Regolare i conti sarebbe troppo perfino per Israele, ma ottenere il risultato di riportare gli sfollati a casa e creare de facto una qualche zona di rispetto, è un obiettivo che Israele ritiene di poter conseguire”.
Quanto influisce la situazione in America, con un presidente in uscita, quindi debole, e due candidati entrambi cauti sul tema mediorientale per paura di perder voti?
“Incide molto, con una premessa. Biden anche quando non si era ancora ritirato dalla competizione presidenziale, non ha mai fatto uso di tutte le leve a sua disposizione per premere su Netanyahu, primo fra tutti il blocco delle forniture militari. Diciamolo, gli Stati Uniti non hanno fatto abbastanza”.
E infatti Israele ha appena ricevuto dagli Stati Uniti, nonostante gli appelli alla tregua di Biden, un pacchetto di aiuti militari dal valore di 8,7 miliardi di dollari.
“Appunto...”.