Giovedì 21 Novembre 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

Guerra in Medio Oriente, governo diviso in Israele. Netanyahu sulla graticola: "Scelga tra unità e politica"

L’affondo del centrista Gantz contro il premier. Scontro anche sull’esercito. La destra attacca i vertici militari: "Vogliono darci la colpa per le stragi di Hamas"

Tel Aviv, 6 gennaio 2024 – Di ritorno dai tunnel di Hamas a Khan Yunis, nel sud della striscia di Gaza, il capo di stato maggiore, il generale Herzi Halevi, si è trovato giovedì sera esposto a una sorta di ‘fuoco amico’, quando nel ministero della difesa a Tel Aviv ministri della destra radicale lo hanno ruvidamente attaccato. Nel corso di una seduta del ‘gabinetto politico-di sicurezza’ – convocata peraltro per discutere il futuro assetto a Gaza una volta che Hamas fosse sgominato – quei ministri hanno trovato intollerabile la notizia, appena appresa, che l’esercito aveva avviato una indagine interna sulla conduzione della guerra. Hanno pensato ad un tranello concepito dai vertici militari per addossare al governo la responsabilità politica del clamoroso fallimento israeliano del 7 ottobre.

Il primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, durante il gabinetto di guerra
Il primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, durante il gabinetto di guerra

A nulla sono valse le spiegazioni di Halevi che le indagini riguardavano solo il comportamento tattico delle forze impegnate nella Striscia, per renderlo più efficiente. I suoi detrattori (fra cui un esponente del Likud, David Amsalem, che non fa parte di quel gabinetto) gli hanno dato sulla voce. Ed il primo ministro Benyamin Netanyahu, come in altre occasioni simili, non ha aperto bocca. Da qui l’affondo di ieri ai suoi danni del rivale politico, membro anche lui del gabinetto di guerra, Benny Gantz. A Netanyahu il leader centrista ha chiesto di scegliere tra "unità e sicurezza oppure la politica", mostrando di ritenerlo responsabile del violento attacco di ministri di estrema destra e del Likud del premier al capo di Stato maggiore.

Una volta di più gli israeliani sono stati costretti a prendere nota che nella guerra più impegnativa negli ultimi 75 anni la loro leadership appare divisa, e litigiosa. Anche fra Netanyahu ed il ministro della difesa Yoav Gallant (Likud) non corre buon sangue. Già a marzo aveva cercato di licenziarlo, ma era stato costretto a retrocedere sulla scia di estese proteste popolari. Ancora adesso i loro rapporti sono molti tesi. A difendere Halevi nella seduta del gabinetto si sono mobilitati Gallant e due membri del gabinetto di guerra, entrambi generali della riserva: Gantz e Gadi Eisenkot. Contro di lui l’ala populista del Likud e l’estrema destra ideologica. Le due visioni principali della leadership israeliana sono così apparse con evidenza.

Prima che la seduta del gabinetto degenerasse Gantz aveva delineato il possibile futuro di Gaza, una volta sconfitto Hamas. Israele manterrebbe il controllo militare, l’Egitto fungerebbe da porta di ingresso per tutte le necessità degli oltre due milioni di abitanti, la ricostruzione di Gaza sarebbe affidata ad una ‘task-force’ guidata dagli Stati Uniti, mentre la vita quotidiana sarebbe responsabilità di una amministrazione locale palestinese, ormai indipendente da Hamas. Il Likud si è opposto.