Roma, 14 febbraio 2024 – Il mondo dice: Israele fermati. E anche l’Italia lo afferma con chiarezza. "Abbiamo chiesto a Israele – dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani – di avere una reazione proporzionata all’attacco criminale di Hamas. Ma a questo punto la reazione di Israele contro la popolazione civile palestinese è sproporzionata perché ci sono troppe vittime che non hanno nulla a che fare con Hamas. Bisogna far sì che cessi la violenza degli attacchi israeliani che sta provocando troppi morti civili. Ci sono troppi morti palestinesi civili che non sono miliziani di Hamas".
Arturo Marzano, storico del sionismo, docente di storia del Medio Oriente all’università di Pisa, Israele ha passato il segno?
"Assolutamente sì, la risposta è esagerata: il segno lo danno i numeri dell’impatto sulla popolazione civile. Circa 29mila morti, dei quali oltre diecimila bambini, sono numeri assurdi".
Dopo Biden e l’Onu, la Germania, il Regno Unito, il Vaticano, la Francia, l’Italia premono con forza. L’Occidente si è svegliato?
"Siamo ancora dentro un prisma interpretativo post 11 settembre secondo il quale Israele rapresentala la democrazia laica occidentale e Hamas il terrorismo islamista radicale. Il massacro del 7 ottobre ha rafforzato questa interpretazione e rende difficile andare oltre le pur forti critiche e gli inviti a raggiungere subito una tregua. Il sostegno di Europa e Stati Uniti ad Israele è da leggere in questo modo".
Biden disse: «Continuando così vi metterete il mondo contro». Sta succedendo. Perché Netanyahu non si ferma?
"Per due motivi. Il primo è che un governo fondamentalmente ostaggio della destra estremista, i messianici, che Netanyahu non li lascia perché l’accordo è: io vi tengo al governo e in cambio voi mi garantire l’immunità. È un tema importante per il premier che, ricordiamocelo, è sotto processo. Il secondo motivo è che la popolazione israeliana, ferita e scossa per gli eventi del 7 ottovre, sta di fatto appoggiando l’operazione a Gaza".
Come mai l’America non fa passi davvero incisivi come un taglio agli aiuti militari?
"La pressione politica c’è ma vista la relazione speciale degli Stati Uniti con Israele la Casa Bianca non ritiene di poter prendere pubblicamente le distanze da Israele oltre un certo limite. Non credo che Biden possa arrivare a tagliare gli aiuti militari ma potrebbe astenersi, o addirrittura votare a favore, su una risoluzione del consiglio di sicurezza Onu che imponga il cessate il fuoco".
Il tema degli ostaggi è secondario per Netanyahu rispetto alla volontà di spazzare via Hamas?
"Sostanzialmente sì. Fare uno scambio ostaggi contro prigionieri significherebbe rafforzare politicamente Hamas. Arrivare a un cessate il fuoco permanente non consentirebbe di cancellare Hamas da Gaza, che è l’obiettivo del premier. Ovviamente cancellare Hamas è un obiettivo impossibile, se lo era posto anche Begin nel 1982 con l’Olp e ha fallito perchè non si può cancellare una forza cospicua che gode del sostegno di larga parte della popolazione. Ma Netanyahu ci sta provando ancora ed è per questo che non vuole una tregua, se non transitoria".