Domenica 17 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Guerra in Ucraina, l’analista vede nero: "I negoziati? Impossibili. La Russia vuole solo la resa"

Mikhelidze e le prospettive di pace: non ci sono le condizioni, la guerra sarà lunga. "Il 90% degli ucraini è con Zelensky. Più Mosca attacca i civili e più Kiev rifiuterà compromessi"

Roma, 20 agosto 2023 – “Diciamolo chiaramente. Allo stato non c’è assolutamente nessuna possibilità di avviare un negoziato di pace. All’inizio della guerra, anche nei colloqui bilaterali, la Russia non voleva un negoziato, ma una capitolazione. Non ha cambiato idea e certo non vuole rinunciare ai territori annessi dopo l’invasione. Quanto all’Ucraina, più la guerra prende la piega di attacchi terroristici contro i civili, più la popolazione sarà contro un compromesso. Il 90% della popolazione è con Zelensky. Kiev non accetterà nessun compromesso nella riconquista dei suoi territori, neanche in cambio di un ingresso nella Nato". Così Nona Mikhelidze, responsabile di ricerca presso l’Istituto Affari Internazionali (IAI).

Che bilancio si può fare dopo 18 mesi di guerra?

Chernihiv, bombe sul teatro: strage di civili (Ansa)
Chernihiv, bombe sul teatro: strage di civili (Ansa)

"L’attacco terroristico a Chernihiv in qualche modo simboleggia la conduzione da parte della Russia di questa guerra. Non è più in grado di imporre la supremazia militare e ha dovuto nei fatti abbandonare l’obiettivo del cambio di governo a Kiev, non ha più le risorse per condurre offensive che le consentano di prendere il controllo di tutto il territorio delle cinque regioni ucraine annesse. Si è ridotta a difendere i territori conquistati sinora e a terrorizzare la popolazione ucraina. La realtà è che la narrativa secondo la quale se la Russia volesse impiegare tutte le risorse a sua disposizione potrebbe aver ragione delle forze di Kiev si è rivelata falsa. La realtà è che Russia ha impiegato tutte le risorse e non riesce ad avere ragione dell’Ucraina. L’Ucraina di contro lo scorso anno ha condotto due offensive di successo, a settembre nella regione Kharkiv e poi a Kherson, si è riportata a ridosso di Bakhmut e ora sta attaccando nel sud".

L’offensiva però avanza lentamente, come mai?

"L’Ucraina è dipendente dall’Occidente nella pianificazione delle azioni militari, ed è stata condizionata dalla strategia americana denominata ’gestione dell’escalation’ che ha posto grande attenzione al fatto che dopotutto la Russia è un paese nucleare, quindi fornendo aiuti militari a Kiev in maniera misurata e progressiva. A questo si è aggiunta la convinzione occidentale che Putin non può essere messo all’angolo. Il risultato è che le armi pesanti sono state fornire in ritardo, i carri armati solo da gennaio e gli Abrams americani non si vedranno prima di ottobre. L’aviazione non è stata ancora data: non si è neppure deciso di addestrare intanto i piloti ucraini, cosa fattibile a prescindere. Ora, senza l’aviazione un’avanzata rapida è impossibile. Questo ha inciso sulla conduzione della guerra da parte dell’Ucraina e sul numero di vittime perché i russi hanno avuto tutto il tempo di fortificarsi e piazzare un enorme numero di campi minati. Per questo l’avanzata è lenta. Ma comunque è un’avanzata che punta a degradare pesantemente le forze del nemico e quindi dobbiamo essere cauti nel criticarne l’efficacia".

Se la situazione rimanesse quella attuale la Russia potrebbe cantare vittoria?

"Non rimarrà quella attuale. Le decisioni prese dagli Stati occidentali, gli aiuti inviati e quelli stanziati, la qualità e la quantità di armi, che sono poi la sostanza al di là delle chiacchere, sono coerenti con la volontà di stare a fianco di Kiev fino a che sarà necessario. La guerra continuerà. E se qualcuno pensa che l’Occidente taglierà gli aiuti all’Ucraina per spingerla a trattare, questo non succederà".