Washington, 22 agosto 2022 - Dal 24 febbraio, data della sciagurata invasione russa, gli Stati Uniti hanno stanziato 54 miliardi di dollari in aiuti economici e militari all’Ucraina. L’Unione Europea 2,5. Ma quanti – si chiede l’americana Cbs – sono davvero arrivati a destinazione? Circa il 30-40 per cento, ha dichiarato Jonas Ohman, un lituano, fondatore di Blue-Yellow, i colori della bandiera ucraina. Blue-Yellow è una delle principali organizzazioni preposte all’inoltro dei fondi e degli armamenti. E il resto? Mistero. Un mistero acuito dai timori delle diversioni burocratiche, dei furti, del contrabbando, delle speculazioni personali e delle mafie internazionali. Non dimentichiamo che l’Ucraina postcomunista è uno dei Paesi più corrotti del mondo. Transparency International le dà un indice di 122 punti. Per un confronto la Russia postcomunista è messa peggio, 136 punti. E già che ci siamo l’Italia ne ha 64, a fianco di Grecia e Romania, le ultime in Europa.
L’inchiesta è andata in onda il 7 agosto scorso. Il Congresso americano non si è pronunciato. Attende i rapporti dei servizi segreti. E questi dipendono dal governo federale che è subito intervenuto. Ha chiesto alla Cbs di sospendere l’inchiesta e di toglierla da Internet. Altre pressioni debitamente sdegnate sono venute dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Ma la rete televisiva americana, nonostante il favore per l’amministrazione Biden, si è limitata ad "aggiornare" le rivelazioni.
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L’aggiornamento si riferisce all’urgente invio sul posto, a Kiev, del brigadiere generale Garrick M. Harmon. Il compito affidatogli dal Pentagono è di "arms control and monitoring". Contemporaneamente in una seconda intervista televisiva il succitato Ohman ha dichiarato che nel frattempo l’inoltro delle armi è "significativamente migliorato". Due settimane fa aveva detto: "Me la devo vedere con i signori del potere, oligarchi, personaggi politici vari... che mi dicono: voi dateci tutto, poi ci pensiamo noi a distribuirlo". Un mese prima, in aprile, la Cnn, anch’essa sostenitrice dell’amministrazione Biden, aveva affermato che gli Stati Uniti "hanno zero possibilità" di controllare l’inoltro degli aiuti, una volta entrati in Ucraina. E aveva citato una fonte anonima della Cia: "È come gettare i nostri armamenti in un grande buco nero".
Ovvia la reazione del governo ucraino. Agli occhi del mondo il presidente Volodymyr Zelensky è un eroe. Il suo coraggio e la sua determinazione sono alla base della grande solidarietà venutagli dalla Nato, dalla Ue, dall’America. E spiegano la dedizione al sacrificio della nazione vittima del revanscismo russo. Prima la Crimea, poi il Donbass, domani l’intera Ucraina? Non è detto che gli appetiti di Putin si fermino lì. La storia si ripete. Basta pensare a Hitler. Prima l’Austria, poi i Sudeti, poi Danzica e la Polonia. Comprensibile che, per esempio, i Paesi baltici siano preoccupati e così la Finlandia della premier Sanna Marin, i cui innocenti svaghi non compromettono la sua risolutezza.
È stata lei a rompere la neutralità e a voler entrare nella Nato. Ma è altrettanto comprensibile che di fronte alle rivelazioni della Cbs, per quanto rivedute e corrette, l’Occidente si interroghi sulla misura, sulla convenienza, sulla correttezza di una strategia cieca da un occhio se non da tutti e due. E anche sui suoi costi per le nostre economie. La strategia del frastornato Biden si riassume nelle parole del suo segretario alla Difesa Lloyd Austin: prolungare la guerra per indebolire la Russia. L’Europa farebbe bene ad "aggiornarla" come ha fatto la Cbs nella sua inchiesta.