Roma, 4 gennaio 2024 – "Il rischio di una guerra regionale in Medio Oriente, e segnatamente dell’apertura di un secondo fronte in Libano tra Israele ed Hezbollah, non è mai stato così alto. C’è una dinamica verso l’escalation che accelera sempre di più nonostante molti attori regionali, e a maggior ragione Stati Uniti e Ue, non vogliono che si arrivi ad una guerra su più fronti. Ma dopo il sommarsi di eventi di questo genere diventa sempre più difficile evitarlo, come tutti auspichiamo. Il margine diventa purtroppo sempre più piccolo". Così Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali e docente all’università di Tubingen.
Che significa la strage al cimitero di Kerman? Che matrice ha?
"È prematuro dire chi sia stato, ancora non ci sono rivendicazioni e mi pare che anche Teheran non abbia sinora attribuito responsabilità chiare, sia pur promettendo una punizione esemplare. Ma, questo premesso, credo che sia interessante vedere la sequenza degli eventi degli ultimi dieci giorni. C’è stato prima l’assassinio di un generale iraniano in Siria, poi l’uccisione in Libano di Al Arouri, che non era soltanto il numero due dell’ufficio politico di Hamas ma anche e forse soprattutto l’uomo che ha svolto un ruolo chiave nella riconciliazione tra Hezbollah e Hamas. Adesso c’è stata la strage alla commemorazione per Soleimani. Se per i primi due omicidi sappiamo chi è stato, Israele, per l’attentato in Iran possiamo solo supporlo".
Ancora Israele?
"Per la terza azione mi pare che potrebbe trattarsi piuttosto di un evento realizzato da un qualche gruppo terroristico iraniano di opposizione o antisciita, poi vediamo da chi eventualmente innescato o strumentalizzato. Direi però che le tre azioni, di certo le prime due, vanno viste come una sequenza con cui Israele sta cercando una escalation regionale, una escalation molto evidente nell’ultimo mese, una escalation che porti ad uno scontro aperto con Hezbollah".
Quanto gioca in questa supposta ricerca dell’escalation la volontà di Israele di evitare che l’Iran si possa dotare dell’arma nucleare, eventualità ormai piuttosto vicina?
"Credo che quel momento sia già passato e Israele non possa più fermare questa dinamica. E che nessuno a Gerusalemme voglia uno scontro diretto con l’Iran. Penso invece che in molti in Israele siano tentati dal regolare i conti con Hezbollah. Da parte loro, Iran ed Hezbollah sanno che questa escalation non sarebbe nel loro interesse. Credo che ci sia da parte di Teheran la volontà di non cadere nella trappola anche se l’attacco a Kerman li mette in difficoltà, perché una non risposta verrebbe letta come una debolezza. Iran e Hezbollah sono attori che generalmente non rispondono a stretto giro. C’è sempre una replica ma non è immediata. Probabilmente sarà così anche in questo caso".
Ieri Nasrallah nel suo discorso non ha fatto il temuto salto di qualità verso una guerra aperta con Israele. Sorpresa?
"Era abbastanza prevedibile che non avrebbe dichiarato guerra. Un’organizzazione come Hezbollah al massimo la guerra la fa, non la dichiara. Ha detto che in guerra lo è dall’8 ottobre e tanto basta. Faranno azioni contro Israele, ma grossomodo sulla scala vista in questi mesi".
Veniamo al Mar Rosso. Gli Houthi yemeniti continueranno a fare attacchi occasionali ma non andranno oltre?
"Non credo che gli Houthi abbiamo molte più capacità di quelle che stanno usando. Magari aumenteranno un po’ la frequenza delle azioni, ma non riusciranno a bloccare il Mar Rosso. Non vedo rischi eccessivi per il petrolio e il transito delle merci se non l’aumento dei prezzi, già verificatosi".