Roma, 14 novembre 2024 – La domanda che pone Francesca Campana è più che legittima perché la storia insegna che questa relazione è sempre stata fragile, il più delle volte segnata dall’antigiudaismo da parte di tutte le chiese cristiane. Ebraismo attuale e cristianesimi nascono da un’unica radice che i cristiani chiamano ’antico testamento’ e gli ebrei chiamano ’torah, profeti e scritti’. Sono dunque due fratelli gemelli perché al momento dello scisma gli ebrei posero al centro la torah e i cristiani il Cristo, identificato in Gesù di Nazareth. E se all’inizio furono i sacerdoti e le istituzioni del tempio a perseguitare i cristiani, durante tutta la storia cristiana costante è stata l’ostilità verso il ’giudeo’ accusato di deicidio, di essere a servizio dell’anticristo e di essere foriero di male. È una storia vergognosa, nella quale l’antigiudaismo cristiano si innesta in un più antico antisemitismo imperiale e mediorientale.
Giovanni Paolo II ha chiesto perdono agli ebrei per il male fatto loro dai cristiani, ma questi sono ancora restii ad ammettere che durante la Shoah accanto al bene fatto agli ebrei hanno fatto tutti silenzio, mancando anche di affermare la giustizia. Papa Benedetto XVI ha continuato il dialogo iniziato prima di lui e così Francesco, ma resta vero che chi ama gli ebrei oggi fa fatica ad amare Israele come Stato impegnato in questa guerra contro i palestinesi.
Molti di noi soffrono ogni giorno nel constatare da parte del governo di Israele un atteggiamento esecrabile, che viola il diritto internazionale a danno dei palestinesi. Israele ha il diritto di difendersi, ma non può decidere e attuare uno sterminio del nemico. Forse la chiesa cattolica, che ha molti fedeli tra i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, è imbarazzata attualmente nel manifestare il suo amore per gli ebrei. Ma io non credo che il magistero papale tornerà indietro dal dialogo e dalla fraternità dichiarate e vissute con gli ebrei, fratelli gemelli, per noi cristiani, necessari fratelli.