La guerra si combatte anche a colpi di social. Una volta l'obiettivo di qualsiasi invasione o colpo di Stato che fosse era impadronirsi delle tv e radio per assicurarsi il pieno controllo dei mezzi di informazione. C'era bisogno di prendere possesso di luoghi fisici, oggi non è più così determinante perchè le notizie corrono su internet e possono raggiungere milioni di persone. In un mondo globalizzato la potenza dei social è spesso più decisiva di un colpo di kalashnikov. La facilità di comunicazione però ha camminato di pari passo con la facilità di "taroccamento" della realtà. Le fake news sono il rovescio della medaglia di un mondo iper-connesso ma certo la guerra si combatte anche e soprattutto a colpi di social. Che appunto la raccontano in modo diverso a seconda della posizione sul fronte. Non stupisce così se sul proprio account Twitter ufficiale il governo ucraino punti a sostenere l'unità del proprio popolo impegnato nella strenua difesa della nazione. Uno degli ultimi "cinguettii" in ordine di tempo mostra una cartina geografica in cui la piccola Ucraina viene comparata alla grande Russia con una scritta: "Realizza la scala del valore ucraino". Un'immagine dal forte impatto mediatico con un messaggio chiarissimo: il possente invasore contro la piccola vittima, Davide contro Golia. Al contrario dall'altra parte della trincea la guerra sembra che nemmeno esista, tanto che il primo tweet che compare sul sito ufficiale della presidenza russa ci mostra Vladimir Putin con tanto di caschetto di protezione in vista al sito Spaziale nazionale con tanto di caschetto. Anche in questo caso il messaggio è chiarissimo: siamo nella più assoluta routine quotidiana e in Ucraina non sta accadendo proprio nulla.
Due facce antitetiche di una medesima e assurda guerra raccontata a proprio uso e consumo nella quale ovviamente, e non poteva essere altrimenti, fa il suo gioco anche Anonymous. Nel solco della tradizione anti-sistema, il più grande collettivo di hacker mondiali ha già deciso da che parte staro: lo zar Putin è il "cattivo", già finito nel mirino come molti dei siti governativi russi.