Giovedì 2 Gennaio 2025
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Incubo guerra allargata. Droni precipitano sull’Egitto, jet Usa attaccano in Siria

I velivoli senza pilota erano partiti dallo Yemen, Tel Aviv riesce a intercettarli: sei i feriti. L’Iran minaccia: "La linea rossa è la decapitazione di Hamas". Il Pentagono colpisce i pasdaran

Roma, 28 ottobre 2023 – Ad ogni tank Merkava che entra nella Striscia la guerra regionale è sempre più vicina. Non è affatto detto che l’Iran faccia il grande passo ma quello che ha affermato ieri ("La linea rossa per Teheran è l’eventuale decapitazione di Hamas") è esattamente l’obiettivo che Israele intende raggiungere: fare fuori Hamas come organizzazione militare. Succeda quello che deve.

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Ieri la giornata è iniziata con una serie di segnali inquietanti per chi cerca di scongiurare un conflitto più largo. Il Pentagono ha annunciato attacchi di F16 americani su due depositi d’armi dei pasdaran iraniani nella località di Abu Kamal nella Siria orientale, vicino alla frontiere con l’Iraq. "Lo scopo – ha poi spiegato il portavoce del Consiglio per la sicurezza americana, John Kirby – era quello di avere un impatto significativo sulle future operazioni delle Guardie rivoluzionarie e dei gruppi di miliziani sostenuti dall’Iran. Hanno colpito le strutture di stoccaggio e i depositi di munizioni che sappiamo verranno utilizzati per sostenere il lavoro di questi gruppi di miliziani, in particolare in Siria". Non è solo un’operazione tattica, ma anche un messaggio a Teheran, come ha detto Biden mercoledì: "Se l’Iran ci attacca, reagiremo".

Nelle stesse ore due droni lanciati dagli Houti yemeniti, che erano diretti verso Eilat, Israele, si sono schiantati sul Sinai egiziano, ferendo sei civili. Già il 19 ottobre gli houti avevano lanciato tre missili e alcuni droni verso Israele, ma i missili erano stati abbattuti da una nave americana nel mar Rosso, la Uss Carney. Ieri hanno replicato con altri due droni arrivati non troppo lontano da Israele: a Taba e Nuweiba, nel Sinai. Il 10 ottobre, il loro leader, Abdel-Malek al-Houthi, aveva detto che "ci sono linee rosse quando si tratta di Gaza e se gli Usa interverranno direttamente nel conflitto di Gaza, il gruppo risponderà". I ripetuti attacchi aerei americani in Siria e il dispiegamento della flotta sono stati interpretati dagli Houti, già dal 19 ottobre, come un ingresso di fatto degli americani a fianco di Israele e sono passati all’azione.

I due droni sono stati visti dai radar israeliani, che hanno fatto decollare gli F16 e alcuni elicotteri d’attacco. Ma i droni sono precipitati in territorio egiziano. Formalmente perché giunti al limite della loro capacità, ma molti sospettano che siano stati abbattuti dagli israeliani (che non possono dirlo) anche se sorvolavano il territorio egiziano. Chissà.

Ieri è circolata sui media egiziani la voce che Israele fosse disponibile ad una tregua umanitaria di un giorno se fossero stati liberati tutti gli ostaggi (ipotesi per ora smentita da Hamas), mentre il Qatar faceva girare la notizia che le trattative per la liberazione degli ostaggi erano "in fase avanzata" e che Doha sarebbe anche disponibile a "rivedere i rapporti con Hamas dopo la crisi". A sera anche il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha detto che gli Stati Uniti "sono favorevoli ad una pausa nelle operazioni militari a Gaza per consentire l’ingresso di aiuti umanitari, carburante e la fornitura elettricità". Segnali importanti, ma l’accelerazione decisa forse non a caso da Tel Aviv li brucia tutti. Ora più che mai, a Gaza è guerra.

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