Bruxelles, 13 luglio 2015 - Mai più referendum "a sorpresa" in Grecia. Tra le diverse precondizioni che Atene ha accettato per poter aprire un negoziato su un nuovo piano di aiuti, c'è anche quella di "consultare preventivamente e concordare" con la ex Troika "tutte le proposte legislative rilevanti prima di sottoporle al Parlamento o alla consultazione pubblica".
E il documento approvato all'unanimità dai capi di Stato e di governo dell'area euro, puntualizza che questo passaggio con la Troika deve avvenire in tempi che risultino "adeguati".
In pratica, il governo targato Syriza guidato da Alexis Tsipras non potrà più convocare referendum - come quello che lo scorso 5 luglio ha sancito la rottura delle precedenti trattative con l'Ue - senza avere il consenso preventivo non degli altri Paesi, ma degli "odiati" tecnici e eurocrati delle "istituzioni": Commissione europea, Bce e Fondo monetario internazionale.
Il tutto sta nei paragrafi che sanciscono e impongono il ritorno della ex Troika ad Atene. La Grecia si impegna infatti ad una "piena normalizzazione dei metodi di lavoro con le istituzioni". E come anticipato ieri, nella bozza preparata dall'Eurogruppo per i leader, il governo Tsipras si è anche impegnato a tornare sui suoi passi in merito ai provvedimenti che nelle passate settimane ha adottato e che vanno in senso contrario ai precedenti accordi.