Sabato 27 Luglio 2024

Colpo di Stato in Niger, l’Ecowas mette a punto un piano per l’intervento militare

Il presidente deposto Bazoum – ostaggio dell’esercito dopo il colpo di Stato – scrive un editoriale sul Washington Post: “Conseguenze del golpe devastanti per il mondo”. La giunta militare: “Risponderemo alle aggressioni”

Niamey, 4 agosto 2023 – I capi di Stato maggiore dell'Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, hanno elaborato un piano per un possibile intervento militare in Niger, un piano che prevede anche come e quando schierare le truppe se i golpisti non riporteranno al governo il presidente Mohamed Bazoum. Lo ha reso noto Abdelfattah Moussa, commissario per gli Affari politici, la pace e la sicurezza dell'Ecowas, sottolineando comunque che la decisione sull'eventuale misura militare spetta ai presidenti. "Vogliamo che gli sforzi diplomatici abbiano successo e diamo ai golpisti del Niger ogni opportunità di annullare ciò che hanno fatto".

L’allarme del presidente deposto

"Il colpo di Stato lanciato contro il mio governo da una fazione dell'esercito il 26 luglio non ha alcuna giustificazione e potrebbe avere conseguenze devastanti per il nostro Paese, la nostra regione e il mondo intero". Lo ha scritto in un editoriale sul Washington Post il presidente deposto del Niger Mohamed Bazoum, tenuto in ostaggio dai militari, che hanno annunciato di aver revocato il coprifuoco.

Il presidente deposto del Niger, Mohamed  Bazoum
Il presidente deposto del Niger, Mohamed Bazoum

Il rischio – ha avvertito – è “ di portare l'intera regione del Sahel sotto l'influenza della Russia, attraverso i mercenari del gruppo Wagner. Chiedo al governo americano e all'intera comunità internazionale di contribuire a ripristinare l'ordine costituzionale”. Bazoum, eletto democraticamente due anni fa, è stato preso in custodia dai soldati nel palazzo presidenziale della capitale Niamey mercoledì scorso, quando i militari hanno lanciato una offensiva condannata dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali e dell'Africa occidentale.

Bazoum ostaggio

"Scrivo questo come ostaggio", ha affermato Bazoum sul quotidiano americano. ''Il Niger è sotto attacco da parte di una giunta militare che sta cercando di rovesciare la nostra democrazia e io sono solo uno delle centinaia di cittadini che sono stati illegalmente imprigionati. I golpisti affermano falsamente di aver agito per proteggere la sicurezza del Niger. Affermano che la nostra guerra contro i terroristi jihadisti sta fallendo e che il mio governo economico e sociale, comprese le partnership con gli Stati Uniti e l'Europa, ha danneggiato il Paese".

La posizione della Russia

Intanto Mosca auspica un “rapido ritorno alla normalità”, anche se secondo Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, “si ritiene poco probabile che un intervento di forze extra regionali – compresi gli Stati Uniti –  possa cambiare in meglio la situazione in Niger”. "Stiamo seguendo questa situazione con molta attenzione - ha continuato Peskov - in particolare siamo preoccupati per la tensione che sta aumentando nelle regione e continuiamo a difendere il rapido ritorno alla via costituzionale senza nessun danno o minaccia per la maggioranza delle vite umane".

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La tensione in Niger resta alle stelle. E una soluzione alla crisi non pare essere vicina. Mentre la giunta nigerina ha dichiarato che risponderà immediatamente a qualsiasi “aggressione o tentativo di aggressione”, è ripartita con un nulla di fatto la delegazione della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Ecowas) arrivata giovedì a Niamey per convincere i golpisti a ripristinare le istituzioni democratiche nel Paese e rilasciare il presidente Mohamed Bazoum.

Come evidenzia la stampa internazionale, non solo i delegati non hanno incontrato il capo della giunta, il generale Abdourahamane Tchiani, ma non hanno neanche lasciato l'aeroporto. È lì che li ha raggiunti un rappresentante dei militari, il generale Moussa S. Barmou, che ha respinto le richieste del blocco regionale.

Scontro totale con la Francia

La giunta militare ha anche sospeso le trasmissioni di due emittenti francofone, France24 e Radio France internationale, nonché interrotto cinque accordi di cooperazione con la Francia siglati tra il 1977 e il 2020, segno che la spaccatura con l'Europa e i Paesi africani vicini a Parigi e Bruxelles si fa sempre più profonda. Immediata la risposta della Francia, secondo cui "solo le autorità legittime del Niger" sono in grado di rivedere gli accordi: "La Francia ricorda che il quadro giuridico della sua cooperazione di difesa con il Niger si basa su accordi conclusi con le autorità legittime del Paese", ha dichiarato il ministero degli Esteri francese. Queste autorità "sono le uniche che la Francia, come tutta la comunità internazionale, riconosce".