Roma, 3 dicembre 2024 – Un’avanzata che ha perso il suo ‘effetto sorpresa’ e sta rallentando. Tre potenze, Russia, Iran e Turchia che sono determinate a mantenere le loro posizioni in Siria e stanno facendo quadrato per evitare una escalation. Matteo Colombo, ricercatore Clingendael e associato Ispi, ha spiegato perché gli interessi in gioco oggi non sono quelli di oltre 13 anni fa. Matteo Colombo (foto), i ribelli sono arrivati a Hama.
Come potrebbe evolvere questa che sembra la ripresa della guerra civile?
"Diciamo che dopo l’iniziale effetto sorpresa da parte dei ribelli, ho l’impressione che le linee si stiano ricompattando. Se nei primi giorni l’avanzata era stata molto rapida adesso sembra essersi ridotta".
Che tattica sta adottando il presidente Assad?
"Assad sta mobilitando il più possibile quelli che sono i suoi alleati. Non a caso le prime chiamate sono state fatte non solo alla Russia, ma al presidente iracheno e all’Iran, che ha fatto arrivare rinforzi. La mia idea è che i prossimi giorni saranno meno frenetici. Quello che evidenzia questa crisi è che Assad ha bisogno dei suoi alleati. La sua debolezza ormai è evidente".
Infatti, Mosca e Teheran si sono precipitate a dichiarare che continuerà a sostenerlo….
"La Russia sta cercando sempre, per quanto possibile di supportare il suo alleato principale regionale. Anche perché per Mosca perdere la base navale che ha in Siria, significherebbe perdere l’accesso al Mediterraneo. E questa non sarebbe una cosa positiva, perché non potrebbe più avvalersi della convenzione di Montreux sugli stretti, che consente il passaggio nel caso ci siano appunto installazioni militari nel Mediterraneo da inviare nel Mar Nero. Questo avrebbe un peso rilevante anche sull’Ucraina".
Cosa sta facendo Mosca per aiutare la Siria?
"Per il momento la Russia sta puntando molto sull’aspetto bombardamenti aerei, l’abbiamo visto negli ultimi giorni. Il timore della Russia è che venga tagliata fuori la zona costale quindi di Latakia e Tartus dove appunto c’è questa base. Deve evitare a tutti i costi che i ribelli riescano a spostarsi in quella zona".
L’Iran ha accusato gli Usa della presenza di terroristi. Non si rischia un conflitto indiretto Mosca-Washington?
"Gli Stati Uniti non sembrano così tanto coinvolti in quelli che sono i fatti attuali. Forse si rischia di più in caso di un intervento muscolare da parte dell’Iran. Ma l’obiettivo di tutti è quello di frenare l’avanzata dei giorni scorsi".
Anche la Turchia sembra determinata a che la situazione non degeneri oltre…
"La mia impressione è che la Turchia abbia di fatto accettato inizialmente un tacito accordo per quanto riguarda l’avanzata, ma probabilmente non si aspettava che le cose sarebbero andate così bene per Tahrir al Sham e questo la mette in una posizione di difficoltà. Si tratta di una situazione difficile per Ankara, che ha relazioni importanti con Mosca e Teheran. I gruppi che ha supportato sono fortemente implicati nel conflitto e la priorità turca ora è contenere i curdi siriani dello Ypg".