Domenica 9 Febbraio 2025
GIOVANNI PANETTIERE
Esteri

Caso Cpi, la giudice Arbia: "Trump delegittima la Corte. Roma deve rispettare lo statuto"

L’ex cancelliera dell’organo internazionale: il tycoon è intimidatorio, depotenzia i magistrati. "L’Italia è chiamata a eseguire i mandati di arresto, anche quello nei confronti di Netanyahu"

Roma, 9 febbraio 2025 – "Uno degli aspetti più preoccupanti ed inquietanti delle sanzioni individuali comminate da Donald Trump, in relazione alla Corte penale internazionale, è che non investono solo i funzionari dell’Aja. Possono essere banditi dagli Stati Uniti anche tutti coloro che, a vario titolo, collaborano alla raccolta e alla conservazione delle prove necessarie ad acclarare dei crimini di genocidio, contro l’umanità o di guerra: è palese che la Casa Bianca non intenda solo intimidire il Tribunale, vuole anche inficiarne la stessa attività giurisdizionale". A parlare è un giudice che conosce bene le dinamiche interne e il ruolo della Cpi, finita nel mirino del tycoon. Per un quinquennio, a partire dal 2008, dopo quasi nove anni spesi nel ruolo di procuratore internazionale presso il Tribunale penale internazionale dell’Onu per il Ruanda, Silvana Arbia, 72 anni, è stata cancelliere della Corte competente nel perseguire i più gravi crimini di rilevanza internazionale. Il suo è uno sguardo autorevole che va oltre il caso di specie e aiuta a comprendere i riflessi anche sul nostro Paese della mossa del presidente statunitense.

L’ex cancelliera Cpi, la 72enne Silvana Arbia
L’ex cancelliera Cpi, la 72enne Silvana Arbia

Le prove sono la base su cui poggia qualsivoglia processo penale nazionale ed internazionale... "Per questo l’ordine esecutivo di Trump è funzionale a delegittimare e depotenziare la funzione giurisdizionale dell’Aja. Le prove servono per condannare, ma anche assolvere gli accusati, compreso il premier israeliano Benjamin Netanyahu, alleato del tycoon". Chiunque adesso può sentirsi intimorito nel testimoniare su eventuali crimini di guerra? "Sì, purtroppo. Umanamente è comprensibile, anche perché l’ordine esecutivo di Trump non si ferma qui...". Le sanzioni si estendono anche alle famiglie di eventuali collaboratori. "Vero e non solo. Il presidente Usa si aspetta che anche i Paesi alleati, compresi quelli Nato, facciano la loro parte nel rendere esecutive queste misure intimidatorie". Da qui la decisione dello Stato italiano di sfilarsi dal novero dei Paesi anti-sanzioni? "L’Italia si trova davanti ad una scelta di grande portata storica: seguire un decreto del capo di un’altra nazione, giustificato da un’asserita e non dimostrata esistenza di una situazione di emergenza derivante dall’azione di una Corte internazionale, oppure rispettare il trattato fondativo della Cpi che ha sottoscritto e ratificato con legge ordinaria. È una scelta obbligata, perché Roma, se non è tenuta ad eseguire l’ordine di Trump, è chiamata a rispettare lo Statuto della Cpi". A riguardo, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha definito "irrealizzabile" la richiesta di arresto per Netanyahu: che cosa ne pensa? "In base agli obblighi imperativi per ogni Stato parte dello Statuto, in particolare quelli di arrestare e consegnare persone presenti sul suo territorio contro le quali pende un mandato di arresto emesso dai giudici della Corte, l’Italia deve eseguire i mandati. In caso di inosservanza, si configurano responsabilità per inadempimento di un obbligo internazionale. Queste vanno, però, distinte da quelle eventuali, penali ed individuali di soggetti che omettono atti dovuti volutamente per assicurare l’impunità di ricercati". Usa e Israele sono fuori dalla Cpi, vale anche per loro la giurisdizione dell’Aja? "La Corte persegue le persone fisiche che commettono crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio nel territorio di Paesi che hanno ratificato lo Statuto, anche se cittadini di Stati non firmatari del trattato. La Palestina, da comprendersi quale insieme dei territori di Gaza, West Bank e parte est di Gerusalemme, è un Paese parte". Ci sono dei precedenti di sanzioni contro la Cpi? "Sì e ancora una volta fu Trump il protagonista, ma nel suo mandato precedente. Ai tempi bandì dagli Stati Uniti la procuratrice Fatou Bensouda".