Lunedì 20 Gennaio 2025
DANIEL PEYRONEL
Esteri

Caso Gisèle Pelicot e la difficile battaglia in Francia contro la "sottomissione chimica"

La deputata Sandrine Josso (Les Democrates) porta avanti, insieme alla senatrice Véronique Guillotin, una missione governativa per migliorare il trattamento dei casi in cui alla vittima viene somministrata droga a sua insaputa

Parigi, 19 dicembre 2024 – Dopo quasi quattro mesi, si è concluso stamattina al Palazzo di Giustizia di Avignone il caso degli stupri di Mazan ai danni di Gisèle Pelicot. L’ex marito della vittima, Dominique, è stato condannato a 20 anni, la pena massima, di cui due terzi senza sconti di pena. Gli altri imputati, tutti colpevoli, hanno ricevuto pene dai 3 ai 17 anni di reclusione. Tra loro, scrive il quotidiano francese Le Monde, 41 verranno effettivamente incarcerati, 3 saranno sottoposti a misure di custodia cautelare e 6 torneranno a piede libero per le riduzioni di pena previste o per via del periodo già passato in detenzione. A parte la condanna a Dominique Pelicot, le sentenze emesse dalla Corte penale dipartimentale sono inferiori rispetto a quanto richiesto dalle requisitorie. Motivo per cui, all’uscita dell’aula, la tensione era palpabile. Uno degli accusati non è stato condannato per stupro, ma per aggressione sessuale, mentre l’aggravante per l’amministrazione di sostanze alteranti, la sottomissione chimica, è stata riconosciuta solo a una parte degli imputati. 

Gisele Pelicot, supportata dal nipote, parla dopo la sentenza di condanna dell'ex marito (Ansa)
Gisele Pelicot, supportata dal nipote, parla dopo la sentenza di condanna dell'ex marito (Ansa)

La sottomissione chimica, aggravante difficile da provare

Quella della sottomissione chimica, di cui anche la figlia della coppia Pelicot, Caroline Darian, sostiene essere stata vittima da parte del padre, è una piaga ancora ampiamente ignorata in Francia. Se è vero che dal 2018 il codice penale francese si è dotato di una normativa che punisce con cinque anni di prigione e 75.000 euro di multa chiunque “somministri a una persona, a sua insaputa, una sostanza in grado di alterarne la capacità di discernimento o il controllo delle proprie azioni, al fine di commettere nei suoi confronti uno stupro o un'aggressione sessuale”, è difficile riuscire a rilevare in tempo le droghe nel corpo e soprattutto raccogliere le prove necessarie. Sandrine Josso, deputata del dipartimento della Loira atlantica appartenente al gruppo Les Democrates, quello del nuovo premier François Bayrou, coordina insieme alla senatrice del Partito Radicale Véronique Guillotin, una missione governativa per migliorare il rilevamento e l’assistenza medica nei casi di sottomissione chimica. Questo rapporto, commissionato dall’ex premier Gabriel Attal e portato avanti anche durante il governo di Michel Barnier, verrà consegnato a François Bayrou (o al futuro primo ministro) nel 2025. Gli obiettivi principali sono tre: facilitare il rilevamento delle prove, formare i medici e migliorare l’accompagnamento giudiziario.

“Grazie ai medici fermeremo questa forma di violenza”

“Nel 99% dei casi, le vittime non dispongono delle prove necessarie”, spiega la deputata, anche lei vittima di somministrazione di sostanze stupefacenti da parte, stando alla denuncia sporta, del senatore Joël Guerriau. Un altro punto importante del rapporto è la questione legata alla mancanza di formazione del settore sanitario. "Per 10 anni Gisèle Pélicot ha avuto una diagnosi sbagliata. Né lei, né la sua famiglia, né i medici si sono resi conto della somministrazione delle droghe", prosegue la deputata. Nel caso di Gisèle Pelicot, il marito le somministrava soprattutto ansiolitici o analgesici con molecole a effetto sedativo. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei medici ha lanciato un appello, lo scorso 24 ottobre, affinché i test per rilevare la presenza di droghe nel corpo vengano rimborsati, poiché, senza denuncia, i test possono costare anche 1.000 euro. Anche dal punto di vista giuridico e nei commissariati di polizia è necessario formare gli agenti e gli avvocati. La maggior parte delle denunce vengono archiviate: “I predatori, gli autori di queste violenze, rimangono impuniti. È il crimine perfetto perché lascia poche tracce e ancora meno prove”, sostiene la deputata.

Il silenzio della politica

La missione di Sandrine Josso e Véronique Guillotin per portare alla luce la questione della sottomissione chimica non è un caso isolato. La sua collega Véronique Riotton, del gruppo Ensemble pour la République, porta avanti insieme alla deputata Marie-Charlotte Garin, ecologista, la battaglia per modificare la nozione di stupro nel codice penale francese per inserire la parola consenso nel testo di legge, come in altri paesi europei. Il dibattito è in corso, ma al di là del risultato, per Sandrine Josso l’importante è che lo Stato si occupi di queste questioni. "A volte in politica vige una forma di superficialità, di pigrizia di riflessione su questi temi un po' delicati. Sembra quasi che ci sia una cappa di piombo." Ed è ora di toglierla.