Giovedì 6 Marzo 2025
VIVIANA PONCHIA
Esteri

Caso Pelicot, orrore senza fine. Anche la figlia denuncia: “Stuprata da mio padre”

Francia, Caroline Darian: violentata e aggredita sessualmente per dieci anni. Somministrate “sostanze stordenti”. Il Paese si muove per cambiare la legge

Caroline Darian, figlia di Gisele Pelicot e vittima, a sua volta, delle violenze del padre (Ansa)

Caroline Darian, figlia di Gisele Pelicot e vittima, a sua volta, delle violenze del padre (Ansa)

Parigi, 5 marzo 2025 – Giséle Pelicot, per anni drogata e fatta stuprare dal marito da decine di uomini adescati on line, ha sconvolto la Francia ed è diventata il simbolo della lotta contro le violenze di genere. Ma il sipario non è calato dopo la condanna a dicembre di Dominique Pelicot, definito il peggior predatore sessuale della recente storia transalpina. Adesso anche sua figlia Caroline Darian, 46 anni, esce allo scoperto dichiarando di avere subito lo stesso calvario della madre: “Stupro e tentato stupro, aggressione sessuale e somministrazione di sostanze stordenti”, c’è scritto nella denuncia presentata ieri dall’avvocato al tribunale di Versailles. Un incubo durato dal 2010 al 2020 e negato con forza dal padre durante il processo, benché nel suo computer fossero stati trovati elementi compromettenti tra cui due foto di Caroline sdraiata con addosso mutandine non sue, oltre a svariate immagini osé delle mogli dei suoi figli. L’uomo era uscito dall’ultimo interrogatorio chiedendo perdono, gli applausi dell’aula erano andati alla moglie e la figlia si era rivolta direttamente alle telecamere della BBC: “Mio padre dovrebbe morire in prigione, è un uomo pericoloso”. Gli “stupri di Mazan”, dal nome della località in cui abitava la coppia, hanno scosso il Paese al punto che adesso la Francia punta a cambiare la legge sulle violenze sessuali per includere la questione del consenso: deve essere specifico, dato liberamente e può essere ritirato in qualsiasi momento. Una vittoria e un piccolo risarcimento per Giséle, che aveva scelto un processo a porte aperte con lo scopo di dare a tutte le donne il coraggio di denunciare. “Non voglio più che provino vergogna – aveva detto –. La vergogna non dobbiamo provarla noi ma loro”.

La stessa determinazione al cambiamento viene portata avanti da sua figlia, colei che papà descriveva “nuda il 9 luglio 2020” per poi metterla a confronto con la mamma “nella parte anteriore” grazie a un montaggio. Si è preso vent’anni, lui che ne ha 72, rinunciando all’appello. Caroline ha detto di non volerlo chiamare più papà e ha preso le parti delle vittime di abusi sessuali “mai ascoltate e credute perché non ci sono prove”. Dopo quattro mesi di udienze sono stati giudicati colpevoli 51 uomini fra i 27 e i 74 anni, in 15 hanno presentato ricorso, venti sono sospettati ma restano in libertà perché prima del processo non erano stati identificati. C’è chi afferma di aver creduto di partecipare alla fantasia di una coppia di scambisti, chi non si era accorto dello stato di incoscienza della donna. “Ognuno di loro avrebbe potuto fermarsi in qualsiasi momento”, ha precisato Giséle, nei video talmente inerte da sembrare morta. Adesso al suo fianco c’è la figlia: “Con la mia denuncia ho voluto mandare un messaggio per dire che non dobbiamo mai arrenderci”.