Lunedì 20 Gennaio 2025
MONICA PERUZZI
Esteri

Gisèle Pelicot: condanne in tribunale svelano la verità sulla violenza in Francia

Il processo di Gisèle Pelicot rompe il silenzio sulla violenza, rivelando il volto ordinario degli aggressori in Francia.

Roma, 20 dicembre 2024 – Dopo le condanne agli aguzzini di Gisèle Pelicot, il racconto della donna non sarà più lo stesso: per la prima volta abbiamo rotto quella corazza che ci ha intrappolate nel senso di colpa, in quel subdolo "se l’è cercata" che ci perseguita fin da quando siamo bambine e che è stato rivelato con il suo volto peggiore anche in quell’aula di tribunale.

Il coraggio di Gisèle  Adesso la vergogna è solo dei violentatori
Il processo di Gisèle Pelicot rompe il silenzio sulla violenza, rivelando il volto ordinario degli aggressori in Francia.

Avrò fatto abbastanza per proteggermi? Se mi fossi vestita in maniera diversa, se mi fossi comportata in maniera diversa, sarebbe successo? Ognuna di noi si è fatta queste domande, o ha fatto rimuginato su pensieri simili, per sé o per altre vittime di violenza. Per questo la scelta di Gisèle di non nascondersi dietro l’anonimato (che la legge francese garantisce alle vittime), ma di usare il corpo, questa volta per sua scelta, contro il sistema, si è rivelata un’arma politica potentissima, perché per la prima volta, la vergogna ha assunto le sembianze degli aggressori, come è sacrosanto che sia.

In tribunale ha voluto anche portare il cognome del marito, Pelicot per l’appunto (il suo, da nubile, è Darian), perché voleva che tutto l’orrore di cui è stata vittima fosse associato a quello del suo principale aguzzino, l’uomo con cui ha condiviso la vita, tre figli, una villetta in provincia, a Mazan. Ha guardato in faccia fino alla fine lui e gli autori materiali degli stupri, almeno quei 50 che le autorità sono riusciti a identificare.

Tutti accomunati da aver abusato di una donna chiaramente incosciente, senza mai avere un dubbio su quello che stavano facendo. Perché lui, il marito, diranno nel processo, li aveva portati fin lì. Tanto bastava loro. Se serviva un esempio di oggettivizzazione del corpo della donna, eccolo servito.

Questo processo ha rivelato il volto ordinario della Francia, anche se poteva essere qualsiasi altro posto, ha spalancato le porte su una casa ordinaria, un marito ordinario, un padre ordinario.

Anche gli altri uomini sono stati rappresentati come normali dagli avvocati della difesa. Lo sono le loro famiglie, lo sono apparentemente le loro vite, lo sono le loro professioni: il pensionato, l’operaio, l’avvocato, il giornalista, il tecnico informatico, la guardia carceraria, l’ex detenuto, il disoccupato. Sposati, divorziati, single, con figli. Uomini normali, che si rivelano essere quei mostri che popolano il racconto di ogni femminicidio, stupro, molestia, con buona pace di chi si ostina a ribadire che la violenza abbia origini e forme differenti. Il mostro è dentro casa, è in mezzo a noi.

Questa è la verità più scomoda che Gisèle Pelicot ha avuto il merito di rimettere sotto i nostri occhi. "Immagino un futuro in cui uomini e donne potranno vivere insieme", ha concluso Gisèle. Sa che la strada è ancora lunga, ma il cammino è tracciato.