Mercoledì 29 Gennaio 2025
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Dalla Russia alla Cina, libertà di stampa negata

Arresti arbitrari e processi farsa: i giornalisti sono sotto attacco

Roma, 28 dicembre 2024 – Dietro le sbarre per aver fatto con correttezza e coscienza il loro lavoro o addirittura per essere utilizzati come lucrosa merce di scambio. Cecilia Sala, giornalista de Il Foglio e Chora Media, si trova nelle mani degli iraniani, in isolamento nel carcere di Elvi, noto per le condizioni di detenzione disumane. Sono in corso le trattative per riportarla a casa ed è probabile che Teheran muoverà contro di lei false accuse per alzare il prezzo della sua liberazione. Appena pochi mesi fa è accaduta la stessa cosa al giornalista americano, Evan Gershkovich, corrispondente del Washington Post e arrestato negli Urali. La versione di Mosca fu che il reporter era stato ‘colgo in flagrante’ mentre riceveva documenti ‘top secret’ in un ristorante vicino a Ekaterinburg.

L'americano Evan Gershkovich è stato in carcere per un anno in Russia
L'americano Evan Gershkovich è stato in carcere per un anno in Russia

Nessuno ha mai visto né i documenti top secret, né altre prove che confermassero la malafede del giornalista. Nonostante questo, Evan ha subito un processo lampo (e farsa) che ne ha decretato la condanna a 16 anni per spionaggio. La sua liberazione, insieme con quella di altri dissidenti russi, è arrivata dopo mesi di trattative ed è ‘costato’ il rilascio di un importante super criminale detenuto in Germania, particolarmente caro al presidente, Vladimir Putin.

Iran, Russia, ma non solo. La lista dei Paesi dove fare il giornalista è quanto meno sconsigliabile si allunga di anno in anno. Nella grande maggioranza dei casi si tratta di giornalisti locali, a cui è toccato in sorte di nascere nel Paese sbagliato. La classifica del Cpj, il Comitato per la protezione dei giornalisti, piazza al primo posto nella classifica della repressione la Cina, con 44 giornalisti in carcere, seguita a ruota da Myammar, con 43. Più staccata, ma pur sempre in terza posizione, c’è la Bielorussia di Aleksandr Lukashenko, con 28 reporter dietro le sbarre. Al quarto posto la Russia con 22 giornalisti imprigionati e al quinto il Vietnam, con 19. Gli uomini rappresentano la maggioranza del totale, l’85% contro il 15% delle donne. Alcuni giornalisti vengono perseguitati anche dopo aver scontato la loro pena. In Russia, per esempio, al giornalista Andrey Novashov è stato impedito di fare il suo mestiere prima che fossero trascorsi altri 12 mesi dall’uscita dal carcere. Stesso destino per cinque reporter vietnamiti, che lavoravano al quotidiano indipendente online Bao Sach (ora chiuso) e che non potranno esercitare la professione per tre anni.