Martedì 5 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Giornalisti Rai ricercati. L’Italia convoca l’ambasciatore russo

Tajani: "Dal Cremlino una decisione singolare"

Giornalisti Rai ricercati. L’Italia convoca  l’ambasciatore russo

L’inviata della Rai, Stefania Battistini, ricercata da Mosca

Ricercati per aver fatto il loro lavoro di giornalisti. Nei regimi come quello russo, succede. E infatti. L’inviata della Rai Stefania Battistini, che per prima ha documentato con una serie di servizi per il Tg1 l’operazione dell’Ucraina nella regione russa di Kursk, è attualmente ricercata, assieme all’operatore Rai Simone Traini, dal Ministero dell’Interno di Mosca. Con loro anche altri cinque giornalisti internazionali: Nick Walsh della Cnn, Nicholas Simon Connolly della Deutsche Welle, Natalya Nagornaya, corrispondente dell’emittente tv ucraina 1+1, ed altre due giornaliste ucraine, Diana Butsko e Olesya Borovik.

Ma l’Italia non intende far passare sotto silenzio l’operazione, e il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, su X ha replicato a tono, a tutela degli operatori dell’informzione italiani, dicendo di aver "fatto convocare alla Farnesina l’ambasciatore della Federazione russa in Italia per manifestare la nostra sorpresa a causa della singolare decisione di Mosca di inserire la giornalista Battistini nella lista dei ricercati diramata dal Ministero dell’Interno russo". Immediate anche la solidarietà del residente della Comissione di vigilanza e della stessa Rai ("la decisione del Ministero degli Interni russo rappresenta un atto di violazione della libertà d’informazione. La Rai si riserva di operare in ogni sede per denunciare la decisione del governo russo a difesa della libera informazione e a tutela della propria giornalista e dell’operatore").

Pienamente autoreferenziale, il regime russo è preoccupato sia della libera informazone (che non a caso in patria ha soppresso) che degli aiuti militari occidentali a Kiev, specie quelli che possono colpire la Russia, e per questo ieri Putin ha fatto un dichiarazione che ha il chiaro obiettivi di tentare di spaventare – secondo un vecchio copione sovietico – le opinioni pubbliche occidentali. "Se Paesi occidentali daranno a Kiev l’autorizzazione ad usare i missili a lungo raggio contro il territorio russo – ha detto in una intervista televisiva –, ciò significherà che i Paesi Nato, gli Usa e i Paesi europei, sono in guerra con la Russia". "In questo caso – ha aggiunto – tenendo conto del cambiamento della essenza di questo conflitto, prenderemo le decisioni appropriate sulla base delle minacce che ci verranno rivolte". Non funzionerà, ma Putin, come ancor più spesso l’ex presidente Medvedev, ci provano.

Nel frattempo nel Donbass i russi sparano letteralmente sulla Croce Rossa. "Tre membri del nostro staff in Ucraina – ha annunciato il Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc) – sono stati uccisi dopo che i bombardamenti hanno colpito il sito di un centro di distribuzione di legna e carbone per il riscaldamento in vista dell’inverno nella regione di Donetsk e altri due colleghi sono rimasti feriti. I nostri cuori sono spezzati mentre piangiamo questa perdita e ci prendiamo cura dei feriti". La Croce Rossa, per mantenere lo status di “super partes“, non ha accusato apertamente i russi, cosa che ha invece fatto il presidente ucraino Zelensky.