
(foto Instagram @hossam_shbat)
Roma, 25 marzo 2025 – Ennesimo caso di un giornalista ucciso in un raid di Israele. Per le Forze di Difesa dello Stato ebraico (Idf) era un cecchino di Hamas, ma i colleghi di Hossam Shabat smentiscono questa versione e pubblicano su X un messaggio che la vittima avrebbe scritto prima di morire: “Sono stato preso di mira dall’Idf (...) continuate a raccontare la nostra storia, finché la Palestina non sarà libera”.

La morte di Hossam Shabat
"Se stai leggendo vuol dire che sono stato ucciso (molto probabilmente preso di mira) dalle forze di occupazione israeliane”. Si apre così il messaggio di Hossam Shabat pubblicato dopo la sua morte, avvenuta ieri pomeriggio. Il giornalista ha perso la vita mentre viaggiava con la sua auto a est di Beit Lahiya, dove è stato colpito da un drone. I testimoni raccontano di aver visto il corpo del corrispondente di Al Jazeera volare fuori dalla macchina, ma ormai non c’era più niente da fare. Una vita stroncata precocemente, a soli 23 anni, ma con una fine simbolica: Shabat sarebbe morto seguendo la sua vocazione, quella di documentare la guerra a Gaza. O almeno, questo è ciò che lascia intendere Abu Azzoum, collega della vittima, che racconta ad Al Jazeera come quello di ieri non fosse il primo attentato a Shabat. In passato, infatti, era rimasto ferito da un altro raid dell’Idf, ma non si era tirato indietro. E il compagno di lavoro ricorda come avesse “insistito per continuare a riportare le notizie”, nonostante la consapevolezza che avrebbe potuto esserci un altro attacco nei suoi confronti.
Nel post pubblicato dai colleghi, il giornalista 23enne ha parlato dell’amore per il suo popolo e ha lanciato un appello alla comunità internazionale: che non si smetta di parlare dei palestinesi. “Ho documentato gli orrori nel nord di Gaza minuto per minuto, determinato a mostrare al mondo la verità che hanno cercato di seppellire – ha scritto – dormivo sui marciapiedi, nelle scuole, nelle tende, ovunque potessi. Ogni giorno era una battaglia per la sopravvivenza. Ho sopportato la fame per mesi, ma non ho mai lasciato il fianco del mio popolo”.

Israele si difende: “Era un cecchino di Hamas”
Le Forze di Difesa israeliane hanno dichiarato che avevano motivo di pensare che Hossam Shabat fosse un cecchino del battaglione Beit Hanoun di Hamas. Un’accusa che proviene dal ritrovamento di alcuni documenti che ne avvalorerebbero la tesi.
Dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas sono almeno 208 i giornalisti che sono stati uccisi in attacchi israeliani nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre del 2023. "Hossam Shabat dovrebbe essere il numero 208, cronologicamente l'ultimo della lista di giornalisti uccisi da Israele nella striscia di Gaza mentre provavano a raccontare l'orrore genocida in un inferno da cui nessuno può trovare scampo: non chi racconta, non i bambini, non gli ospedali, neanche il Comitato Internazionale della Croce Rossa. Nulla trova scampo a Gaza. Ma la violenza di Israele non si ferma a Gaza". Lo afferma il responsabile esteri di Sinistra Italiana Giorgio Marasà.