Pescara, 29 gennaio 2025 – E’ stata confermata in appello la condanna a 25 anni di carcere del pescarese Luigi Giacomo Passeri, arrestato il 23 agosto del 2023 in Egitto.
Quando è stato fermato Passeri, oggi 32enne, era in vacanza: secondo la versione dei familiari era in possesso di piccole dosi di marijuana. Le autorità egiziane invece sostengono di averlo trovato in possesso di un importante quantitativo di stupefacenti tra cui anche numerosi ovuli, che avrebbe ingerito. Il tribunale del Cairo lo ha ritenuto responsabile di traffico internazionale di stupefacenti.
Papà italiano e mamma della Sierra Leone il giovane, cresciuto a Pescara, da tempo risiedeva a Londra. In occasione della condanna di primo grado, lo scorso agosto, la famiglia aveva lanciato un appello allo Stato italiano, perché le istituzioni si interessassero del caso. “Giacomo è ingiustamente trattenuto lì – diceva il fratello Andrea – si faccia qualcosa per riportarlo al più presto a casa". La Farnesina aveva detto di stare seguendo la vicenda “con la massima attenzione”.
"Non vogliamo altri casi Regeni”
"Non vogliamo altri casi Regeni – commenta oggi Marco Grimaldi, parlamentare di Sinistra Italiana AVS – nessun accordo energetico può giustificare forme di indolenza. L'Ambasciata italiana in Egitto avrebbe potuto garantire più assistenza e supporto e muoversi più efficacemente perché si svolgesse un equo e giusto processo? Di certo il Governo potrebbe mobilitarsi per riportare in Italia Luigi Hanno invece deciso di etichettarlo come criminale e lasciarlo nelle grinfie di chi lo ha sepolto vivo nelle prigioni egiziane".
Passeri è stato “arrestato, condannato, imprigionato nelle carceri egiziane, senza che ci sia chiarezza sull'iter giudiziario, né sulle condizioni della sua detenzione – ricorda Daniele Licheri, Segretario Regionale Sinistra Italiana Abruzzo-. Il governo intervenga, non solo a parole”.
Le lettere dal carcere: feci e urina in cella
Nelle lettere inviate alla famiglia, Giacomo ha parlato di condizioni dure, di vere e proprie torture. Ha scritto di essere stato “rinchiuso per ore in una cella piena di feci, urine, scarafaggi, con le manette talmente strette da non far più scorrere il sangue nelle dita”. Poi trasferito in un’altra cella con “12 detenuti accusati di omicidio, tentato omicidio”. Durante la detenzione Passeri è stato operato d’appendicite e “abbandonato senza cure per giorni”. Mesi fa Passeri aveva iniziato uno sciopero della fame, protestando anche per le lungaggini burocratiche che hanno procrastinato il processo. La famiglia teme per la sua salute.