Lunedì 14 Ottobre 2024
ROBERTO BRUNELLI
Esteri

Il dibattito che lacera la Germania: “Vietare l’ultradestra di Afd”. “Non si può”

Proposte bipartisan in Parlamento per bandire il partito Alternative für Deutschland, sempre più estremista. L’ipotesi di anticostituzionalità sancita dall’Alta Corte. Ma c’è chi frena: “Ingerenza nella volontà popolare”

Roma, 13 ottobre 2024 – Un’immensa marea umana di gente prevalentemente bionda in mezzo a centinaia di bandiere tedesche davanti alla Porta di Brandeburgo, tutti insieme a gridare “remigrazione!”, lo slogan dell’AfD che starebbe a indicare l’espulsione di massa dei migranti dalla Germania.

BJORN
Bjoern Hoecke, il politico più radicale di AfD, ha ottenuto un risultato storico in Turingia l’1 settembre

Niente paura, è solo un video propagandistico del partito dell’ultradestra tedesca, realizzato con l’intelligenza artificiale per accompagnare la Remigration Hit, un tormentone diventato virale tra i suoi militanti: nelle immagini si vedono masse di donne e uomini, quasi tutti “ariani“, che esultano mentre altre centinaia di uomini e donne, tutti scuri di pelle, vengono caricati su decine di aerei verso destinazioni non specificate. “Papà, raccontami di quando voi salvaste la Germania”, chiede una bambina, sempre bionda, a suo padre in un’altra versione del video. “Tutto cominciò con la remigrazione”, inizia a narrare commosso il padre. E subito parte il coro “Vi espelliamo tutti!”.

Ebbene, il video ha rinfocolato le polemiche intorno all’AfD, che alle recenti elezioni in Turingia, Sassonia e Brandeburgo ha ottenuto risultati intorno al 30%.

Approfondisci:

Chi è Björn Höcke, leader di AfD in Turingia

Chi è Björn Höcke, leader di AfD in Turingia

L’intelligence interna della Germania ha attenzionato ampie parti del partito per “conclamato estremismo”, le altre formazioni politiche stragiurano che mai accetteranno di fare accordi di coalizione con l’ultradestra, mentre diverse figure di primo piano della politica tedesca non esitano a definire l’AfD una formazione neonazista. Molti dei suoi leader sono stati accusati di ricorrere ad una retorica che riecheggia quella della Germania hitleriana.

L’anno scorso centinaia di migliaia di persone sono scese in strada nelle città tedesche per protestare contro la formazione nazional-populista in seguito alla rivelazione di un vertice segreto che si era tenuto nei pressi del lago di Wannsee – che è anche il luogo in cui i vertici del Terzo Reich avevano deciso la “soluzione finale” – nel quale si discuteva dell’espulsione di massa di migranti “non assimilati”: pertanto, di milioni di persone. “Il futuro è dalla nostra parte”, promette il capo dell’AfD in Brandeburgo, Hans-Christoph Berndt. Il dibattito sulla legittimità dell’ultradestra sta infuriando a tutti i livelli e si discute della natura anti-costituzionale di molti dei suoi programmi politici.

Ed è proprio su queste basi che al Bundestag stanno arrivando proposte condivise diametralmente da esponenti di quasi tutte le altre forze politiche per mettere in moto il processo che porti al divieto dell’AfD. Sì, per bandire il partito dalla vita pubblica, negargli i finanziamenti pubblici, scongiurare che acceda ai gangli vitali delle istituzioni.

Se ne discute da mesi, ma ora un gruppo nutrito formato da politici di Cdu, Spd, Verdi e Linke è pronto a presentare ai gruppi parlamentari una mozione sul divieto dell’AfD che in teoria dovrebbe portare ad una conseguente risoluzione del Bundestag.

L’operazione mira anche a spingere la Corte costituzionale tedesca ad avviare una procedura sull’ipotetica anticostituzionalità del partito dell’ultradestra. Il tema sta infiammando il mondo politico, con la curiosa eccezione della sola AfD, che si mostra poco impressionata: “Non abbiamo paura”, dice il responsabile per l’organizzazione al Bundestag, Bernd Baumann. Assicura di contro la leader del gruppo parlamentare dei Verdi, Katharina Dröge, che “per noi la questione del divieto non verte sul ‘se’, ma sul ‘come’”. In termini simili si è espresso un grande vecchio della Cdu come Ruprecht Polenz, mentre il capogruppo dell’Spd, Rolf Mützenich, ha definito quella del divieto “la via sbagliata” per contrastare l’ascesa dell’AfD, anche se ha dovuto ammettere che all’interno del partito vi sono “valutazioni diverse”.

Assolutamente contrario l’ex presidente della Repubblica, Joachim Gauck: “Dovessi ragionare di pancia, il divieto mi farebbe gioire. Ma penso che la procedura produrrebbe maggiore radicalizzazione e più rabbia”. Sui giornali è un profluvio di editoriali. Secondo la Zeit, quella di bandire l’ultradestra dalla vita pubblica “sarebbe una delle decisioni più delicate che si possano immaginare. Tutto vero, le uscite piene d’odio di molti funzionari dell’AfD, la vicinanza ad estremisti e fascisti, le prove messe insieme dai servizi segreti: ma escludere un partito eletto democraticamente sarebbe la più plateale ingerenza nella formazione della volontà popolare”. Il dibattito continua. E sta lacerando la Germania.