Roma, 19 dicembre 2024 – La “tempesta perfetta” della Germania ha anche il volto di Olaf Scholz: come previsto, il cancelliere non ha superato la prova della fiducia al Bundestag, il governo ’semaforo’ (Spd, Verdi e liberali) è ufficialmente morto e si va spediti verso le elezioni anticipate, fissate al 23 febbraio. Tutto questo mentre l’economia della ’locomotiva d’Europa’ è ufficialmente in stallo. Un corto-circuito fotografato alla perfezione dall’indice dell’autorevole istituto economico Ifo di Monaco, che certifica il crollo verticale della fiducia delle imprese tedesche a 84,7 punti contro gli 85,6 di novembre: è il peggior dato dal maggio 2020. “La debolezza dell’economia tedesca”, sentenzia l’Ifo, “è diventata cronica”. Un pessimismo giustificato, secondo Clemens Fuest, il presidente di quello che è il maggiore think-tank economico della Germania.
Professor Fuest, la situazione in questo momento appare decisamente instabile, il calo della fiducia delle imprese ne è la cartina di tornasole. Lei condivide questo pessimismo?
“Purtroppo sì. La nostra economia sta affrontando molti oneri: una popolazione demograficamente in calo, alti prezzi dell’energia, tasse e imposte elevate, cambiamenti strutturali nell’industria automobilistica – così importante per la Germania – e un crescente protezionismo. Il punto è che finora non ci sono state risposte convincenti alla domanda su come superare queste sfide”.
Ma tra due mesi i tedeschi torneranno alle urne. Quali misure dovrà prendere il futuro governo tedesco per uscire dallo stallo?
“La Germania ha bisogno di un’agenda complessiva dedicata alla crescita. Investire, lavorare e creare nuove imprese nella Repubblica federale dovrà tornare ad essere più attraente. Abbiamo urgente bisogno di una riduzione della burocrazia, di una deregolamentazione, di tagli alle tasse, della digitalizzazione della pubblica amministrazione e di una stabilizzazione degli investimenti nelle infrastrutture. Inoltre, dobbiamo fare con decisione molto di più per la difesa e la sicurezza”.
Intanto ci sono immensi problemi anche nell’industria dell’automobile, con la Vw, tra i vari, che chiude stabilimenti e avvia notevoli tagli. E come si dovrebbe intervenire?
“L’industria automobilistica deve imparare a governare la graduale transizione verso la mobilità elettrica e la guida connessa. Lo Stato dovrebbe occuparsi delle infrastrutture e limitare le normative allo stretto necessario. Un adeguamento che l’industria delle quattro ruote, in definitiva, deve gestire da sola. L’elettromobilità significa anche che in futuro verrà prodotto meno valore aggiunto in Germania e in Europa”.
Oltre alle varie crisi globali, ora tocca fare i conti pure con il ritorno di Donald Trump, che ha promesso di imporre pesanti dazi sull’Europa.
“Uno studio dell’Ifo mostra che le esportazioni tedesche verso gli Usa crollerebbero del 15% se Trump, come annunciato, lancerà dei dazi del 20% sulle importazioni in dall’Europa. Questo, beninteso, se non vi saranno delle contromisure da parte dell’Ue. Ma se queste non arriveranno, la situazione peggiorerà ulteriormente. D’altronde, potrebbe anche accadere che il nuovo presidente faccia crescere la domanda americana di prodotti europei attraverso deregolamentazioni e tagli fiscali. Insomma, potrebbero esserci non solo rischi, ma anche opportunità”.
Ma il suo istituto afferma anche che la Germania non è preparata ad un nuovo effetto-Trump. Questo vale anche per l’Europa?
“L’Europa ha fatto troppo poco per favorire la propria forza economica e si è paralizzata da sola con la burocrazia e con regolamenti senza senso. Questo deve cambiare. In futuro, l’Ue dovrà fare di più per la propria forza, sia nella sfera economica che in quella della difesa. Su un punto però bisogna dire che ha ragione Trump: il Vecchio Continente deve essere capace di occuparsi della propria sicurezza”.