Lunedì 30 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

La Germania: “Dobbiamo prepararci a una guerra entro il 2029. Cambiamo il servizio militare”

L’inversione di rotta del governo tedesco sulle armi, ora una nuova “strategia di difesa”. Berlino si unisce agli Stati occidentali ‘interventisti’ e mette mano alla sua politica interna in previsione di un conflitto

A sinistra il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius con il suo omologo ucraino Rustem Umerov a Odessa il 30 maggio scorso

Berlino, 5 giugno 2024 – Anche la Germania si prepara: “Dobbiamo essere pronti a una guerra entro il 2029 –  ha dichiarato al Bundestag il ministro della Difesa Boris Pistorius – Abbiamo bisogno di donne e uomini in grado di difendersi e che possano difendere questo Paese”. Il vento in Europa soffia pericolosamente verso la direzione di un conflitto continentale: la prospettiva – più o meno dichiarata - sul medio e lungo termine è quella di un’estensione della guerra russo-ucraina. In principio è stata la Francia ad evocare un’economia di guerra, quando si parlava di armi all’Ucraina ma non ancora di autorizzazioni e colpire oltre confine, in territorio russo. Due giorni fa il capo dell’esercito norvegese, il generale Eirik Kristoffersen, ha profetizzato un attacco russo contro la Nato nel prossimo futuro. L’alleanza avrebbe “2-3 anni” per prepararsi a questo scenario. Un tempo dimezzato rispetto a quello predetto dallo stesso Pistorius lo scorso gennaio: allora il ministro della Difesa tedesco parlava di 5-8 anni prima di un’aggressione di Mosca ai paesi del Patto atlantico. 

Il cambio di rotta della Germania

"Servono nuove forme di servizio militare”

La sensazione è che anche Berlino adesso stia premendo sull’acceleratore: “Dobbiamo fare deterrenza per evitare che si arrivi al peggio”, ha detto Pistorius al parlamento tedesco. Ma è sbagliato pensare che Putin si fermerà in Ucraina. Per questo bisogna prepararsi, e per prepararsi servono “personale, materiale e finanze”, i tre pilastri della difesa. E a proposito di personale, “ritengo necessarie nuove forme di servizio militare. Presenterò a breve delle proposte”. 

Finora la Germania aveva tenuto una linea cauta. Nell’ultimo anno il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è sempre opposto all’invio dei Taurus (missili a lungo raggio) a Kiev: adesso ha detto sì alla possibilità di colpire target in Russia con le armi tedesche. Un’inversione di rotta che segue l’iniziativa francese e la posizione del segretario della Nato, Stoltenberg, che prima ancora di Macron e di Biden ha aperto all’uso di armamenti occidentali oltre il confine ucraino.

La pressione della Russia

Cosa ha provocato l’inversione di tendenza? Forse la pressione militare della Russia che il mese scorso ha lanciato una brutale offensiva nella regione di Kharkiv, alla quale la Difesa ucraina fatica a resistere. Ma anche le invasioni di campo di Mosca nei Paesi Baltici, aeree e marittime (l’episodio delle boe rimosse dal fiume che separa il territorio russo da quello estone), con l’intelligence russa che sembra aver aumentato la sua attività al confine con la Nato. Insomma Putin, non solo avanza in Ucraina ma preme – per adesso provocatoriamente – alle porte dell’Alleanza. 

Gli Stati ‘interventisti’

La Germania si è così unita a una nutrita compagnia, che a questo punto diventa maggioritaria. Francia e Gran Bretagna, fra le grandi potenze, sono quelle che da più tempo si sono poste su posizioni maggiormente interventiste assieme a scandinavi, baltici, polacchi e olandesi. La pedina di maggior peso nello scacchiere internazionale sono gli Stati Uniti: anche loro hanno rotto gli indugi. 

La nuova “strategia di difesa” tedesca

Sostenere la controffensiva di Kiev, implica adottare una prospettiva quantomeno ‘possibilista’ nei confronti di un allargamento della guerra. E questo a sua volta richiede di cambiare anche le politiche interne. Pistorius già lo scorso novembre invocava la “capacità bellica” o l'”essere pronti alla guerra” (Kriegstüchtigkeit) come la “massima” da seguire operativamente nella politica di difesa tedesca. Oggi il governo di Berlino ha approvato una nuova strategia di difesa in caso di conflitti che include “le misure e le strutture necessarie per garantire l'indipendenza e la sovranità della Germania”. Le nuove linee guida, che sostituiscono quelle del 1989 puntano a stabilire i ruoli (chi fa cosa) per tutti i principali attori della società –  dalle forze armate alle organizzazioni di soccorso, fino alle autorità di protezione civile – in caso di uno “scenario di crisi”. 

Berlino, dicono Pistorius e la ministra dell’Interno Nancy Faeser, citati dall’agenzia Apa, sta mettendo a punto “un piano operativo per la Germania”.  “Tutti i livelli statali devono collaborare strettamente”, ha detto Faeser. “Abbiamo strettamente intrecciato la difesa militare e civile”, ha aggiunto Pistorius facendo riferimento a “un'aggravata situazione di minaccia: nel cyberspazio, con droni sopra le proprietà delle forze armate, campagne di disinformazione e sabotaggio classico”. Il governo tedesco ha anche sottolineato il ruolo della Germania come “hub” per il dispiegamento delle truppe Nato nel cuore dell'Europa. Insomma, abbandonata la proverbiale cautela, Berlino sembra intenzionata a mettere l’elmetto.