Giovedì 7 Novembre 2024
ROBERTO BRUNELLI
Esteri

Scholz e lo spettro delle elezioni. L’ironia dei suoi: crisi all’italiana

Germania nel caos: lo scontro tra Spd e liberali, il pressing della Cdu. Il cancelliere punta a resistere fino a gennaio. Ma la crisi dell’automotive e l’economia stagnante impongono un’accelerata. E l’ultradestra si prepara al voto

Berlino, 7 novembre 2024 – “Non possiamo permetterci di avere per mesi e mesi un governo senza maggioranza in Germania, poi condurre una sfibrante campagna elettorale e a seguire altri mesi di negoziati per formare una nuova coalizione”. Le parole di Friedrich Merz, leader dei conservatori della Cdu – pronunciate poco prima di un teso faccia a faccia con il cancelliere Olaf Scholz – la dicono lunga del clima che si respira a Berlino dopo l’apertura di una delle più clamorose crisi di governo nella storia tedesca. È che il governo ‘semaforo’ oggi segna profondo rosso: il voto anticipato è dietro la porta.

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Il cancelliere federale tedesco Olaf Scholz, 66 anni (Afp/Ansa)

Le cronache delle ultime quarantott’ore sembrano una specie di soap opera impazzita: il ministro alle finanze, il liberale Christian Lindner, licenziato “gelidamente” da Olaf Scholz (che al suo posto piazza il fidato consigliere Jörg Kukies), il titolare del dicastero al traffico che abbandona i liberali e rimane al fianco del cancelliere prendendosi in carico anche la giustizia, le opposizioni che intimano a Scholz di sottoporsi entro la settimana prossima al voto di fiducia, lo stesso Scholz che resiste in trincea, sperando di allontanare la resa dei conti a gennaio. “Ragione e responsabilità”, predica il presidente Steinmeier, mentre il cancelliere cerca di andare avanti con i soli Verdi. “Per certi versi sembra una crisi all’italiana”, è la battuta a microfoni spenti di un deputato di lungo corso dell’Spd, il partito di Scholz. In effetti, nelle ultime settimane le tensioni tra il cancelliere e l’alleato liberale si erano fatte insostenibili, con il primo che accusa l’oramai ex ministro di slealtà, il secondo che accusa Scholz di aver fatto pressioni per accantonare il dogma del “freno al debito”, facendolo venir meno al suo giuramento.

In Europa l’inquietudine provocata dallo sconquasso tedesco è grande, il timore è un goal a porta vuota dell’ultradestra. “La situazione è complessa, ma non necessariamente vantaggiosa per l’AfD”, ragiona il politologo Johannes Kiess. “Il ritorno di Trump accresce la necessità di un governo stabile, mentre le persone potrebbero spaventarsi all’idea di esperimenti di estrema destra. D’altronde, una limpida competizione tra Spd, Cdu e Verdi – tra i quali le differenze sono diventate molto evidenti – offre una chiara scelta agli elettori, rendendo meno attraente un’alternativa come l’AfD”.

Un quadro complessivo da far tremare i polsi, anche alla luce dei dati della produzione industriale tedesca, crollata a settembre del 4,6%: l’economia è in stallo, con la domanda interna e l’export in ribasso, è allarme rosso pure nell’industria dell’auto. Con i sondaggi da panico (la Spd ridotta a terzo partito con il 15% dei voti, contro Cdu/Csu al 32% e AfD in forte ascesa al 18%), la possibilità che il voto si trasformi in un testacoda è concreto. Ulrich Ladurner, grande firma della Zeit, appare sconsolato: “La caduta del governo era inevitabile, ma viene nel momento meno opportuno. L’Ue già debole si indebolisce di più, in una situazione geopolitica pericolosa. Una tempesta si sta abbattendo sull’Europa”.