Roma, 17 gennaio 2025 – La firma, alla fine, c’è stata: l’accordo per una tregua a Gaza e per il rilascio degli ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas è stato siglato a Doha dai rappresentanti dell’organizzazione palestinese, di Tel Aviv, degli Stati Uniti e del Qatar. Contestualmente è stata pubblicata la lista dei cittadini dello Stato ebraico che saranno liberati a partire da domenica. Nel pomeriggio, durante la riunione del gabinetto di sicurezza israeliano è arrivato l’ok all’accordo. Ma il premier Netanyahu ha voluto sottolineare: "Se nella fase due Hamas non rispetta sicurezza l'Idf tornerà a combattere".
Delusa la destra israeliana, che con il ministro delle Finanze, l’ultraconservatore Bezalel Smotrich, aveva di riprendere la guerra alla fine della prima fase dell’accordo ottenendo il sì del premier. Il partito di Smotrich, Sionismo religioso, contro la tregua, comunque resterà nella maggioranza. Mentre Itamar Ben-Gvir e la sua formazione Potere ebraico, hanno avevano annunciato che in caso di approvazione da parte del gabinetto sarebbero passati all’opposizione.
Il presidente statunitense Joe Biden ha già posto dei paletti. Ha chiesto al suo “amico Bibi” di “soddisfare le legittime preoccupazioni” dei palestinesi, “che non hanno un posto dove vivere in modo indipendente”. Intanto nella Striscia contano 113 morti dall’annuncio dell’accordo.
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Il premier Benyamin Netanyahu, durante la riunione di gabinetto, ha sottolineato che Israele "ha ricevuto garanzie inequivocabili da entrambi i presidenti Usa, sia Biden che Trump, che se i negoziati sulla fase due dell'accordo falliscono e Hamas non accetta le richieste di sicurezza, l'Idf tornerà a combattere intensamente a Gaza con il sostegno degli Stati Uniti".
L'ufficio del primo ministro israeliano rende noto che: "Dopo aver esaminato tutti gli aspetti politici, di sicurezza e umanitari, e comprendendo che l'accordo proposto sostiene il raggiungimento degli obiettivi della guerra, la Commissione dei Ministri per gli Affari di Sicurezza Nazionale (Gabinetto politico) ha raccomandato al governo di approvare il piano proposto. Il governo si riunirà più tardi oggi".
Sarebbero almeno 113 i morti, compresi 28 minori e 31 donne, e 264 i feriti nella Striscia di Gaza da quando è stato annunciato un accordo per una tregua tra Israele e Hamas. E' la denuncia che arriva dall'enclave palestinese, secondo quanto riferisce la tv satellitare al-Jazeera. Stando alle informazioni fornite dai soccorritori, 87 persone sono state uccise a Gaza City, altre 14 a Khan Yunis, dieci nella zona centrale di Gaza e due a Rafah.
Il rilascio degli ostaggi "è un importante passo per una pace duratura, un ottimo inizio. L'Ue lavorerà con i partner per portare aiuti a Gaza, è nostro interesse che gli aiuti arrivino" . Così l'Alta rappresentante per gli affari esteri dell'Unione europea, Kaja Kallas.
"Questa mattina sono stati risolti gli ostacoli sorti a causa del mancato rispetto dei termini dell'accordo di cessate il fuoco da parte di Israele - spiega Hamas in una nota - Abbiamo cercato un accordo di scambio nazionale con tutte le fazioni e i membri del nostro popolo".
È stata pubblicata la lista degli ostaggi israeliani che verranno liberati da Hamas nella prima fase della tregua, a partire da domenica. Le prime ad essere rilasciate dovrebbero essere tre donne, alle 16. I nomi di coloro liberati saranno comunicati giorno per giorno, solo dopo che saranno stati consegnati alle forze israeliane.
1. Liri Albag 2. Itzhik Elgarat 3. Karina Ariev 4. Ohad Ben-Ami 5. Ariel Bibas 6. Yarden Bibas 7. Kfir Bibas 8. Shiri Silberman Bibas 9. Agam Berger 10. Romi Gonen 11. Danielle Gilboa 12. Emily Damari 13. Sagui Dekel-Chen 14. Yair Horn 15. Omer Wenkert 16. Alexander Troufanov 17. Arbel Yehud 18. Ohad Yahalomi 19. Eliya Cohen 20. Or Levy 21. Naama Levy 22. Oded Lifshitz 23. Gadi Moshe Moses 24. Avera Mengistu 25. Shlomo Mansur 26. Keith Siegel 27. Tsahi Idan 28. Ofer Calderon 29. Tal Shoham 30. Doron Steinbrecher 31. Omer Shem-Tov 32. Hisham Al Sayed 33. Eli Sharabi
In un'intervista a Reuters, il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan ha dichiarato che Israele non si sarebbe sforzato minimamente di indagare sui crimini di guerra a Gaza. "La domanda è se quei giudici, quei procuratori, quegli strumenti legali siano stati usati per esaminare in modo appropriato le accuse che abbiamo visto nei territori palestinesi occupati, nello Stato di Palestina? E penso che la risposta a ciò sia stata 'no'".
Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich avrebbe chiesto a Netanyahu di continuare la guerra a Gaza una volta conclusa la prima fase dell'accordo, e il premier avrebbe accettato. Lo riportano i media ebraici, che aggiungono che il partito di Smotrich - Sionismo religioso - voteranno contro la tregua, ma resteranno al governo. L'altro partito ultraconservatore che sostiene Netanyahu, Potere ebraico, starebbe invece per passare all'opposizione.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato ll'annullamento di tutti gli ordini di detenzione amministrativa nei confronti dei coloni israeliani in Cisgiordania. La misura permette alle autorità di detenere qualcuno fortemente sospettato di un crimine, sebbene manchino delle prove chiare. La decisione è stata presa "alla luce del previsto rilascio di terroristi in Cisgiordania", una delle clausole dell'accordo per la tregua a Gaza.
In una chiamata con il vice leader politico Khalil al-Hayya, il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi si è congratulato con Hamas per la tregua. Ha parlato di una "vittoria della resistenza e del popolo palestinese" contro Israele, elogiando "la leggendaria fermezza del popolo palestinese di fronte al genocidio israeliano e ai crimini senza precedenti del regime negli ultimi 15 mesi".
"Continuavo a ricordare al mio amico - ed è un amico, anche se ultimamente non andiamo molto d'accordo - Bibi Netanyahu che deve trovare un modo per soddisfare le legittime preoccupazioni di un vasto gruppo di persone chiamate palestinesi, che non hanno un posto dove vivere in modo indipendente". Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden dopo la notizia della firma per la tregua.
I delegati di Israele, Hamas, Stati Uniti e Qatar hanno ufficialmente firmato l'accordo per una tregua a Gaza. Al raggiungimento finale dell'intesa ha lavorato anche un inviato del presidente eletto degli Usa Donald Trump, Steve Witkoff. A confermare l'avvenuta firma, anche l'ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha specificato che in giornata il gabinetto di sicurezza si riunirà per un ultimo ok all'accordo.