Mercoledì 17 Luglio 2024

Gaza, ecco il piano di Hamas per il cessate il fuoco

La proposta dei miliziani palestinesi prevede una tregua in tre fasi. Ma per Israele “su molti punti non c’è possibilità di accordo”

Un miliziano delle Brigate Ezzedin al-Qassam, l'ala militare di Hamas, in preghiera

Un miliziano delle Brigate Ezzedin al-Qassam, l'ala militare di Hamas, in preghiera

Roma, 7 febbraio 2024 - Ecco l'accordo proposto da Hamas e che Gerusalemme ha definito inaccettabile, "con molte questioni sulle quali non c'è alcuna possibilità di accordo". Il testo è stato pubblicato dal giornale libanese al-Akhbar e riguarda una tregua di 135 giorni divisa in tre fasi di 45 giorni ciascuna. In queste fasi avverrebbe lo scambio degli ostaggi e dei corpi degli israeliani morti a Gaza con prigionieri palestinesi, e i loro corpi sepolti in Israele. Nel documento Hamas auspica anche la ricostruzione di Gaza sotto garanzie internazionali, e il divieto di ingresso agli ebrei alla Spianata delle Moschee di Gerusalemme.

Prima fase

Prima di tutto Hamas vuole una cessazione totale di ogni attività militare terrestre ed aerea a Gaza ed il ritiro israeliano dalle aree abitate delle Striscia. Durante queste fase i miliziani palestinesi libererebbero gli ostaggi israeliani di età inferiore ai 19 anni, più gli anziani e i malati, in cambio di tutti i prigionieri palestinesi con meno di 19 anni e più di 50, e dei malati. Inoltre dovranno essere liberati altri 1.500 prigionieri scelti da Hamas, fra cui 500 condannati all'ergastolo. Ma le richieste non si fermano qua: Hamas vuole migliori condizioni di reclusione per gli affiliati quanti restano in carcere; il divieto di ingresso ad ebrei nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, secondo lo status quo antecedente il 2002; l'ingresso di almeno 500 camion al giorno di aiuti umanitari, combustibile incluso; il ritorno degli sfollati, senza limitazioni di spostamento, nelle loro case nella Striscia; l'apertura dei valichi di transito della Striscia per persone e merci; l'ingresso di mezzi pesanti per la rimozione di detriti; la riattivazione di tutti gli ospedali e dei fornai di Gaza; l'ingresso di 60 mila container o unità residenziali prefabbricate, assieme a 200 mila tende; l'inizio della progettazione per la ricostruzione della Striscia; la ripresa a pieno ritmo delle attività dell'Unrwa, l'ente dell'Onu per i profughi.

Il movimento estremista palestinese sottolinea che lo scambio di prigionieri sarà legato al livello di realizzazione dell'ingresso degli aiuti. Egitto, Turchia, Qatar, Russia e Onu saranno garanti della realizzazione dell'accordo.

Seconda fase

La seconda fase prevede la continuazione del dialogo indiretto per giungere al cessate il fuoco più duraturo, e solo allora avrebbe luogo la liberazione degli ostaggi israeliani maschi, sia civili che militari, in cambio di un numero di prigionieri palestinesi imprecisato. Inoltre le forze israeliane dovranno completare il ritiro dalla Striscia di Gaza, per far iniziare la ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture, con la definizione di un meccanismo che garantisca la fine all'assedio della Striscia.

Terza fase

Le operazioni descritte nelle prime due fasi proseguiranno e avverrà lo scambio dei corpi fra Israele e Hamas.