Gaza City, 15 novembre 2023 – Non c’è quasi più acqua per bagnare le labbra dei bimbi salvati dalle macerie, né per dare sollievo ai feriti o per togliersi la sete durante l’arduo cammino verso il sud della Striscia in cerca di salvezza. A Gaza l’insufficienza di scorte d’acqua potabile è già crisi umanitaria. Le operazioni delle Nazioni Unite sono “sull’orlo del collasso, esponendo i civili assediati a un’imminente carenza di acqua potabile a causa della mancanza di rifornimenti di carburante”.
A lanciare l’Sos è il capo dell’Unrwa Philippe Lazzarini su X: “Avere carburante solo per i camion non salverà altre vite”, perché “a breve circa il 70% della popolazione di Gaza non avrà accesso all'acqua potabile”. Infatti il combustibile è necessario per pompare l’acqua dai pozzi o alimentare gli avidissimi impianti di desalinizzazione.
L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi ha ricevuto oggi del carburante, ma si tratta appena, ha affermato in un post su X il direttore dell'Unrwa a Gaza Thomas White, “del 10% di cui abbiamo bisogno quotidianamente per sostenere le attività salvavita”. L'Unrwa ha “ricevuto 23.027 litri di carburante dall'Egitto (mezza cisterna), ma il suo utilizzo è stato limitato dalle autorità israeliane solo per il trasporto di aiuti da Rafah. Niente carburante per l'acqua e gli ospedali. Questo è solo il 9% di ciò di cui abbiamo bisogno quotidianamente per sostenere le attività salvavita”.
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