Il Mar Baltico ribolle di gas e dei "soliti sospetti" col mondo che si interroga se davvero le tre falle nei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 sono un sabotaggio della Russia. Che ovviamente nega e grida al complotto. Mosca ha osato un attacco? Sentiamo cosa ne pensa un signore che di abissi, sottomarini e navi militari se ne intende, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, già capo di Stato maggiore della Difesa, presidente del Comitato militare Nato, ministro della Difesa del governo Monti e ora docente della SciencesPo, l’università di Parigi dove insegna Organizzazione internazionale con riferimento ai temi dalla sicurezza in ambito Ue e Nato.
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È verosimile un sabotaggio? "È probabile. Le grandi tubature corrono sul fondo sottomarino, non sono interrate, e quindi facili da colpire. Tre fughe di gas in contemporanea con danneggiamento di due gasdotti, esplosioni rilevate dai sismografi al largo di un’isola danese del Baltico sono elementi che fanno pensare a un attacco".
Lo sospetta anche la Ue. "Se Josep Borrell, rappresentante Ue per Affari esteri e sicurezza, si è esposto annunciando reazioni a un atto di sabotaggio è una ipotesi credibile. Sulla stessa linea sono le valutazioni di Svezia e Danimarca".
Come si può portare a termine un blitz del genere? "In diversi modi. Intanto lì ci sono fondali di 80-100 metri, quindi facilmente raggiungibili. Il gasdotto può essere tecnicamente attaccato dall’interno o dall’esterno".
Come? "L’interno è percorribile da un mezzo guidato da remoto che può entrare alla partenza, in Russia, o all’arrivo e che serve per la verifica delle tubature. Ma credo più a un sabotaggio dall’esterno con vari metodi".
Ipotizziamoli. "Una possibile carica esplosiva potrebbe essere stata collocata dai sommozzatori usciti da un sommergibile a propulsione silenziosa (classe Lada, ndr ). Ma la tecnologia marina dispone anche di droni subacquei programmati a tempo su una data traiettoria. Lo si fa per far brillare le mine sui fondali. Gli stessi droni possono essere filoguidati per chilometri anche da un sottomarino. Idem per i siluri".
Quindi è opera dei russi? "Non posso averne certezza. Ma faccio un ragionamento. Cui prodest, a chi fa comodo questo episodio? Mosca e Ucraina si accusano a vicenda. L’attentato è a danno dell’Europa, ovvio, e contemporaneamente il colosso del gas russo Gazprom afferma che la compagnia ucraina Naftogaz non ha tenuto fede agli obblighi contrattuali sul transito con atteggiamento ostile. Ha quindi minacciato lo stop dei flussi verso l’Europa via terra. Uno scenario che assomiglia a un piano precostituito".
Dall’analisi delle falle si potrà capire se è un attentato? "Certo. Appena fra qualche settimana gli specialisti si potranno immergere, si capirà se si tratta di un attacco dall’interno o dall’esterno".
Si può proteggere il gasdotto? "È possibile intensificare la sorveglianza sopra e sotto i mari, ma si tratta di mille chilometri di condotto e quindi per avere uno scudo forte, ma che non sarà mai totale, serve un impiego notevole di risorse".
Che mezzi sono impiegabili? "Certamente i sommergibili per pattugliare sotto il mare, ma anche mezzi di superficie dotati di speciali sonar che sorvegliano il fondo. Si possono impiegare anche catene subacquee sempre dotate di sonar o cortine subacquee con sensori acustici. Una tecnologia ampiamente disponibile nei Paesi Nato".
Che traffico c’è in quella porzione del Mar Baltico? "Lì incrociano molte navi mercantili e mezzi militari della Nato. I sommergibili russi stanno alla larga, più a nord e non entrano direttamente in un’area considerata così ristretta".
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