di Marta Ottaviani
ROMA
Più che con il botto, l’anno nuovo è iniziato con la chiusura dei rubinetti. L’Ucraina ha interrotto le forniture del gas russo attraverso le sue condotte. Mosse destinate a provocare una tempesta dei prezzi, ma anche nuove tensioni geopolitiche, con la Slovacchia che ha annunciato "conseguenze drastiche" sull’Europa e minacciato l’Ucraina di tagliarle le forniture di energia elettrica. Il tutto, in un Paese martoriato da quasi tre anni dai bombardamenti di Mosca, che il più delle volte prendono di mira proprio le infrastrutture energetiche.
L’ALLARME SLOVACCO
"Valuteremo la situazione e le possibilità di misure reciproche contro l’Ucraina – ha spiegato il premier slovacco, Robert Fico –. Se è inevitabile, interromperemo l’approvvigionamento di elettricità di cui l’Ucraina necessita durante i blackout". Fico è poi tornato a ribadire la disponibilità da parte di Bratislava a ospitare eventuali negoziati fra Russia e Ucraina. Un’ipotesi che imbarazza Bruxelles, anche perché la minaccia di tagliare le forniture energetiche a un Paese alleato e in predicato di entrare nell’Ue espone ancora di più alla luce del sole le spaccature che dividono il club europeo. Non si fa sentire, per il momento, l’altro grande sponsor di Putin in Unione Europea, ossia il premier ungherese, Viktor Orban. Il motivo è presto detto. L’Ungheria risente solo in minima parte dei tagli alla fornitura di gas, perché lo può importare dalla Turchia attraverso il Turkstream, la condotta che taglia i Balcani e arriva fino in Austria. Questo permette di tenere buona anche Vienna, da sempre ambigua proprio per motivi energetici nei confronti della Russia, e la Serbia, Paese candidato all’ingresso in Ue e notoriamente vicino a Mosca.
ZELENSKY ESULTA
L’Ucraina non sembra farsi intimidire dalla presa di posizione di Bratislava, la cui mossa appare a molti anche strumentale. L’accordo fra Kiev e Mosca per il passaggio dell’oro blu russo era entrato in vigore il 30 dicembre 2019. Poco dopo l’invasione da parte delle truppe del Cremlino il 24 febbraio 2022, il presidente Zelensky aveva annunciato che l’accordo non sarebbe stato rinnovato e due giorni fa Gazprom, il gigante russo dell’energia, ha confermato di non avere più l’autorizzazione di far passare l’oro blu per le condotte di Kiev. Il presidente ucraino ha spiegato la decisione dicendo che nessuno deve più guadagnare sul sangue ucraino: "Questa è una delle più grandi sconfitte di Mosca".
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Nessun problema di scorte di gas per l’Italia ma rischio aumenti in bolletta. "Sebbene attualmente le scorte siano ancora a un livello adeguato si stanno valutando ulteriori misure per massimizzare la giacenza in stoccaggio al fine di affrontare con tranquillità la stagione invernale in corso", ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Nessun rischio di soffrire il freddo, dunque, anche perché "nel giro di pochi mesi - ha aggiunto il ministro - è previsto l’arrivo a Ravenna di un’altra nave rigassificatrice ".
UE: QUATTRO ALTERNATIVE
La Commissione europea usa toni rassicuranti: "L’Ue è ben preparata ad affrontare la fine del transito del gas attraverso l’Ucraina". E indica le le rotte alternative di approvvigionamento "per portare i volumi necessari" in Europa attraverso i "quattro principali percorsi di diversificazione, con volumi provenienti principalmente dai terminali Gnl in Germania, Grecia, Italia e Polonia ma forse anche dalla Turchia".
LA DIPENDENZA DA PUTIN
Il tentativo di fiaccare l’economia russa in quello che è il suo settore chiave, ossia l’energia, è evidente. Secondo i dati di Bruxelles, dal 2021 al 2023, le importazioni di gas russo sono passate dal 40% all’8%. Questo nonostante alcuni Paesi, fra cui la Turchia e la Cina stanno aiutando Mosca a eludere i provvedimenti dell’Ue.