Roma, 26 marzo 2024 – Venti secondi per dire addio ad un pezzo di storia degli Stati Uniti d’America: il ponte di Baltimora crollato questa notte dopo il violento impatto con una nave cargo di 300 metri. Conosciuto come il Francis Scott Key Bridge: il ponte di Baltimora è un serpentone in acciaio a quattro corsie e lungo 2,6 chilometri sospeso sul fiume Patapsco. Ma perché è un simbolo per l’America?
Il ponte, inaugurato nel 1977, prende il nome dall'autore di “The Star-Spangled Banner”, l'inno nazionale degli Stati Uniti d'America. Si racconta, infatti, che Francis Scott Key si sia seduto vicino al sito del ponte mentre assisteva al bombardamento di Fort McHenry nel 1814, ispirandolo a scrivere le parole dell'inno nazionale degli Stati Uniti.
Ciò che preoccupa, oltre alla possibilità del ritrovamento di vittime, sono le ripercussioni economiche sul commercio internazionale.
Il crollo del Francis Scott Key Bridge sul fiume Patapsco River all'ingresso del porto di Baltimora, rischia infatti di interrompere le operazioni in uno dei principali hub americani per auto, container e cargo internazionali. Lo scorso anno il porto è stato il numero uno negli Stati Uniti per il trasporto di auto e truck, in tutto 850mila veicoli. Al primo posto anche per il trasporto di macchinari agricoli e per le costruzioni, e per l'arrivo di zucchero e gesso importati. Il porto, sempre lo scorso anno, è risultato al secondo posto per l'esportazione di carbone. Lo scalo è il nono negli Stati Uniti per i cargo internazionali, con un totale di 52,3 milioni di tonnellate di merci, pari ad un valore di 80, 8 milioni di dollari nel 2023. Nel porto c'è anche un terminal per le navi da crociera, operato da Royal Caribbean, Carnival e Norwegian, dal quale lo scorso anno sono partiti oltre 444mila passeggeri. Secondo le cifre dello stato del Maryland, il porto garantisce 15.330 posti di lavoro diretti e oltre 139mila nell'indotto.