Martedì 16 Luglio 2024
ANTONELLA COPPARI
Esteri

Francia, Macron accetta le dimissioni del premier Attal: ma non c’è ancora il successore

Lite a sinistra, il nuovo Parlamento non ha maggioranza. I socialisti non vogliono estremisti e la sinistra stoppa i filo-macroniani

Emmanuel Macron e Gabriel Attal

Emmanuel Macron e Gabriel Attal

Parigi, 16 luglio 2024 – Il premier francese Gabriel Attal si è dimesso al primo Consiglio dei ministri con la nuova legislatura, prendendo atto del risultato elettorale. Nulla di nuovo in questo, né nella reazione del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, che ha accettato le dimissioni del premier ed ha lasciato in carica il governo per gli affari correnti che, ha fatto intendere, sono principalmente le Olimpiadi di Parigi 2024.

La palla passa dunque ora la nuovo Parlamento, che avrà qualche settimana per cercare di comporre una nuova e complicata maggioranza. La sinistra, protagonista di una rimonta inattesa al secondo turno contro l’onda nera dei lepenisti nel primo turno, però la situazione al momento è tutt’altro che rosea. La France Insoumise e il Partito socialista sono al muro contro muro. Non trattano più, non ci sono attività negoziali in corso, le ultime proposte sono state trattate come carta straccia dalle controparti: Huguette Bello, deputata de La Réunion proposta dai comunisti e approvata da Verdi e Insoumise, è stata scartata dai socialisti; Laurence Tubiana, economista e climatologa, proposta dal Partito socialista, è stata definita «non seria» da Lfi in quanto «Macron compatibile».

Il presidente, spettatore in questa partita, ha congedato i ministri, li ha ringraziati e ha ringraziato Attal, il premier con il quale il capo dello Stato non ha mai trovato un dialogo vero. Attal ha in ogni caso risposto esprimendo «riconoscenza» per i membri del governo e per il capo dello Stato, oltre alla sua «passione per la Francia» e al suo senso del «dovere». Ultimo appuntamento senza grandi sorprese, senza saluti commossi ma con toni moderati. Quelli che serviranno per una prima prova d’intesa giovedì, quando i deputati riuniti dovranno, per prima cosa, eleggere il loro presidente, una carica strategica. La strada sembra molto meno in salita rispetto a quella che dovrebbe portare all’intesa su un primo ministro.

La sinistra ha fatto sapere, per una volta, di essere vicina a un accordo, dal momento che Lfi non impone per forza un suo nome. Fra macroniani e repubblicani si cerca un’intesa sugli incarichi più importanti da assegnare, oltre quello di presidente. Qualcuno vorrebbe riproporre una sorta di Fronte Repubblicano anche nelle nomine parlamentari, per escludere il partito di Marine Le Pen.