L'unica certezza nello scenario elettorale francese è la fine dell’era politica di Emmanuel Macron. Il presidente centrista ha subito una sconfitta cocente, svuotato dalla destra e dalla sinistra, che consolida lo scenario post-europee che aveva portato allo scioglimento dell’assemblea nazionale. Macron resterà in carica fino al 2027 ma nella migliore delle ipotesi sarà un presidente debole e alle prese con una maggioranza variabile o inesistente in parlamento e nella peggiore sarà costretto a convivere con un governo del Rn.
Ad oggi due possibilità si pongono davanti allo scenario politico francese. La vittoria al secondo turno della destra lepenista, il governo di un nuovo primo ministro, Jordan Bardella, in coabitazione con Macron oppure l’unione dei centristi con la sinistra attraverso la desistenza che può produrre una sconfitta di misura per la destra. In tal caso nessuno avrebbe la maggioranza assoluta, Macron dovrebbe nominare un primo ministro capace di cercare un compromesso tra la sinistra più estrema e i centristi. Due anni e mezzo di caos e stasi diventerebbero molto probabili.
Il secondo turno ci dirà due cose, la prima è se il Rn avrà sfondato il cordone sanitario, rendendosi capace di raccogliere i consensi di parte dei centristi e dei repubblicani, di ottenere la maggioranza assoluta e governare. Sarebbe uno snodo della storia francese ed europea fondamentale, di quelli che segnano un momento spartiacque. Il Rn diventerebbe molto simile alla destra italiana, capace di vincere e andare al governo senza che fronti repubblicani degli avversari riescano ad impedirlo. Il secondo elemento è se chi si oppone alla destra sarà in grado di trovare prima un accordo elettorale per sconfiggerla e poi per governare il paese senza che si crei una paralisi politica. Ciò che emerge dal voto francese è un quadro di estremizzazione della scena politica che renderà il paese più nervoso e debole.