Martedì 2 Luglio 2024
DAVIDE NITROSI, INVIATO A PARIGI
Esteri

La Francia è un Paese disorientato: estremisti contro estremisti. “Come si è arrivati fin qui?”

Il giorno dopo le elezioni. "Fascisti o comunisti" è il dilemma che agita i moderati. L’attesa del secondo turno per ora ha un solo esito: "Comunque vada non sarà come prima"

Parigi, 2 luglio 2024 – “Petain sta tornando e voi cani l’avete dimenticato. Vota Fronte popolare". Voilà, la polarizzazione politica in Francia è scritta sui muri. Petain, il generale di Vichy, marionetta dei nazisti. Altro che dibattito. Ascoltate le persone, leggete le dichiarazioni apocalittiche di politici e giornalisti dall’una e dall’altra parte, guardate la tv: Parigi il giorno dopo le elezioni choc è una vecchia signora in bianco e nero.

Una manifestazione di protesta contro il Rassemblement national (Afp)
Una manifestazione di protesta contro il Rassemblement national (Afp)

La Francia è spaccata come mai prima. Per la sinistra il fascismo è alle porte, per la destra di Jordan Bardella la possibilità che Jean Luc Mélenchon, leader del partito di sinistra La France Insoumise, possa governare significherebbe la rovina del paese: è pericoloso, ha tuonato domenica sera. E così a entrambi fa comodo fronteggiare un nemico orribile. Bardella ieri ha detto di essere pronto a sfidare in un dibattito pubblico Mélenchon. Idea che spaventa la sinistra moderata e il centro. Tanto che la verde Marine Tondelier si è affrettata a dire che tocca a lei rappresentare il Nuovo Fronte popolare nel prossimo dibattito. "È il mio turno".

Ma l’incendio è divampato. Sentite L’Humanité: chi non sceglierà di schierarsi contro Rn votando qualsiasi candidato si deve "vergognare". I "ni-ni" li chiamano qui, eretici da mettere al rogo. E quindi anche il ministro Bruno Le Maire, macroniano, che ieri ha confessato di considerare un male per la Francia sia Bardella, sia Mélenchon.

Grande confusione e paura sotto il cielo di Francia. Patricia, la cameriera della Brasserie Le Bourbon, rue de l’Universitè, osserva i nuovi deputati. "È una giornata eccezionale perché è un momento eccezionale. Fra una settimana sarà però paese diverso. Completamente". Paura? Attesa? Solleva le spalle: "Sono zen. Ma stavolta nulla sarà più come prima". "Sfortunatamente" le fa eco Antoine, mentre beve un caffè. "La verità è che i francesi sono disorientati, hanno perso i punti di riferimento moderati. Come siamo arrivati a questo punto?".

Sembra un paradosso, i francesi ora temono la polarizzazione eppure è il risultato del loro voto. Non se ne esce. La tensione viene amplificata in ogni discorso. Bertrand Badie, professore a Sciences Po, dice che bisogna paragonare la politica estera di Rn con il trumpismo, "un nazionalpopulismo identitario". E questa è la definizione accademica. Figuriamoci i leader del Fronte popolare, Domenica sera hanno parlato davanti a migliaia di persone, soprattutto giovani, in place de la Republique: Bardella minaccia la società multietnica, i giovani, l’istruzione. "Siamo tutti antifascisti", cantava la folla, in italiano. Per finire con Bella ciao e No pasaran. Il fascismo alle porte. Dall’altra parte, il comunismo: c’è una Francia profonda vede i bolscevichi all’orizzonte.

In mezzo, l’angoscia. Marc, pensionato, un tempo magazziniere, fotografa l’ingresso dei deputati all’Assemblea nazionale. "Uno spettacolo come la Francia. Io sono sempre stato gollista, ho votato Chirac, stavolta i Républicains. Non mi piace la destra estrema. Cosa vuole dire la Francia dei francesi come dice Bardella? Mia nonna si chiamava Fusi, era di Torino. Non siamo francesi? Sono preoccupato, è tutto estremizzato. Domenica voterò di nuovo Républicains, sono democratico ma non di sinistra".

La polarizzazione piace a Mosca che segue "da vicino" le elezioni francesi. Certamente: Mélenchon vorrebbe ridiscutere le armi all’Ucraina, Bardella viene da un partito che fino a ieri era, diciamo, amico di Putin.

"Macron ha fatto un errore enorme", sbotta Luc, tassista. È arrabbiato. "Putain! Nella mia circoscrizione ha già vinto un deputato dei comunisti, figuriamoci. Siamo tra due estremisti. Macron non doveva sciogliere il parlamento. Il suo problema è che pensa di essere il più intelligente del mondo. Doveva lasciare lavorare Attal per rafforzare il suo blasone. E ha ridotto il suo partito a un terzo, bel lavoro. Bardella è un estremista, Mélenchon sa solo di manifestare. Dice che non accetterà la vittoria di Bardella. Ma è la democrazia! Che stupidata, Macron" .