Venerdì 27 Dicembre 2024
DAVIDE NITROSI, INVIATO A PARIGI
Esteri

La parata dei neo eletti francesi, battesimo della gauche tra jeans e pugni chiusi

I primi 76 deputati si sono presentati ieri all’Assemblea nazionale. Le Pen non c’era. Le foto-ricordo nel tempio della democrazia. “No a governi tecnici”

Parigi, 2 luglio 2024 – Le due del pomeriggio, cielo nuvoloso, aria fredda dal nord. In rue de l’Université si apre l’ingresso dell’enorme complesso di palazzi dell’Assemblea nazionale per i nuovi deputati eletti in Francia al primo turno. Sono 76, gli altri 501 dovranno giocarsela al secondo turno domenica prossima. Prima campana (metaforica), arrivano alla spicciolata. E mica tutti. Marine Le Pen, per dire, non si vede. Il primo è il socialista Olivier Faure. Passaggio in brasserie sull’altro lato della piazza, codazzo di troupe tv, volto grave. Ma lui è un decano; alla fine è una passeggiata anche se mai come stavolta sofferta. Perché entrare nell’Assemblea nazionale fa un po’ tremare le gambe ai nuovi eletti.

Parigi, i neo eletti di France Insoumise davanti all'Assemblea Nazionale (Ansa)
Parigi, i neo eletti di France Insoumise davanti all'Assemblea Nazionale (Ansa)

È un rito, bisogna anche darsi un tono. C’è chi sfila mostrando sottobraccio ben visibile Le Monde diplomatique, chi si aggrega ai più anziani. La foto? Chi mi tiene la borsetta, raccogliere le borsette, presto. Ecco la pattuglia della sinistra di France Insoumise: Francia multietnica e colorata, Francia giovanissima, Francia che si va in Assemblea in scarpe da ginnstica e la prima cosa che ho trovato nell’armadio; cravatta cosa sei?

Scortati dagli uscieri in livrea che attendono nel grande cortile si attraversano due tendoni per i primi adempimenti e la sicurezza, quasi un battesimo, poi in fretta sulla salita che porta a una sorta di balconata. E ancora altre scale verso l’ingresso che pare un tempio, quattro colonne corinzie alte come il cielo, e scolpita sulla pietra della balaustra la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo, 1789. Grandeur e diritti, potere assoluto e democrazia. Un battesimo laico. Chi lo fa con i giornalisti, chi, come il portavoce del Rassemblement national Sebastien Chenu, in fretta senza profferire verbo. A testa bassa, stretta di mano solo ai funzionari e allo staff dell’Assemblea, ovviamente jeans e giacca (lui anche la cravatta).

È un percorso di iniziazione nel cuore della storia francese. Passo passo, coi i nuovi deputati: si entra e nel primo salone e laggiù vedi un grande bassorilievo in bronzo: la Rivoluzione, ovviamente. Il corridoio di stucchi fino alla Sala delle quattro colonne che si affaccia al giardino alla francese, in lontananza il Quai d’Orsay, il ministero degli Esteri. Una salotto in velluto rosso, a sinistra le commissioni, a destra si va all’emiciclo. Tutto trasuda storia, tutto dice a questi deputati che non hanno solo in mano il futuro del loro Paese, ma la storia di una nazione. "Da questa sala i deputati rientrano nell’emiciclo dell’Assemblea – spiega un funzionario –. Qui a sinistra, dove vede il busto di Marianna, un tempo c’era il trono del re, i deputati prima di entrare dovevano salutarlo. In alto gli affreschi sono stati modificati. I volti guardavano in basso, verso il trono. Poi si è cambiato, lo chiamano “il pentimento di Delacroix“: ora gli sguardi sono rivolti verso l’Assemblea, il potere è lì".

I giovani neo deputati di France Insoumise vogliono le foto ricordo. Prima nella piazza esterna, poi davanti alle colonne corinzie. Pronti? Sorridete. Saluto col pugno. Non ci sono mezze misure. Va bene la storia, ma qui c’è una maggioranza da fare, c’è un’idea di Paese da difendere, dicono. Eric Coquerel, 65 anni, deputato de La France Insoumise, fa da guida. Il momento è grave. Finirà con una soluzione all’italiana, cioè un governo tecnico, se non si troverà una maggioranza precisa? "In Italia è finita con un governo con Giorgia Meloni. No, non finirà così. I francesi vogliono un progetto politico, non tecnico. I giovani chiedono risposte politiche. I governi tecnici come prima in Italia alla fine portano ai governi di destra come il vostro".

Fuori, al di là delle vetrate, nel giardino alla francese, una grande statua di Montesquieu. Per il filosofo vissuto nel Settecento uno dei peggiori mali (e pericoli) per la democrazia era l’apatia. Una lezione anche per i novelli deputati.