Un silenzio carico di emozione ha avvolto l’aula del Tribunal Oral en lo Criminal numero 3 di San Isidro, a pochi chilometri da Buenos Aires, quando il procuratore Patricio Ferrari ha alzato una fotografia davanti ai giudici e al pubblico presente. L’immagine, cruda e straziante, mostrava Diego Armando Maradona disteso sul letto della sua casa a Tigre, pochi minuti dopo la sua morte, avvenuta il 25 novembre 2020. “Così è morto Maradona,” ha dichiarato Ferrari con voce ferma, mentre le figlie del Pibe de Oro, Dalma e Giannina, scoppiavano in lacrime, incapaci di reggere l’impatto visivo ed emotivo di quella scena. È stato l’inizio shock del processo che vede sul banco degli imputati sette membri dell’équipe medica accusati di omicidio semplice con dolo eventuale, un reato che potrebbe costare loro fino a 25 anni di carcere.
Un’Immagine che parla più di mille parole
La fotografia, descritta dai presenti come “sconvolgente” e “macabra”, ritrae Maradona in uno stato di evidente sofferenza: il ventre gonfio, il corpo abbandonato, un’immagine lontana anni luce dall’icona atletica e carismatica che il mondo ricorda per le sue prodezze sul campo da calcio. Secondo quanto riportato da fonti presenti in aula, il procuratore ha utilizzato questa prova visiva per sottolineare la tesi dell’accusa: Maradona non sarebbe morto per cause inevitabili, ma a causa di una gestione sanitaria “temeraria, deficitaria e imprudente” durante la sua degenza domiciliare. “
Chiunque tra gli imputati affermi di non aver capito cosa stesse succedendo a Diego sta chiaramente mentendo,” ha tuonato Ferrari, puntando il dito contro i sanitari che, a suo avviso, avrebbero “deliberatamente e crudelmente” lasciato il campione al suo destino. L’immagine non è stata solo un colpo al cuore per i familiari presenti – tra cui anche Veronica Ojeda, ex compagna di Maradona e madre del suo figlio minore Diego Fernando – ma ha rapidamente fatto il giro del mondo, diventando virale grazie alla trasmissione in diretta streaming dell’udienza sul canale YouTube della Corte Suprema della provincia di Buenos Aires. Post su X hanno amplificato l’eco dell’evento, con utenti che esprimevano sgomento e rabbia.
Il contesto: quattro anni dopo la morte di un mito
Diego Armando Maradona, leggenda del calcio mondiale e simbolo eterno per Argentina e Napoli, è morto all’età di 60 anni in una casa a Tigre, nella periferia nord di Buenos Aires, dove era in convalescenza dopo un intervento neurochirurgico per rimuovere un ematoma alla testa. L’autopsia ha stabilito che la causa del decesso fu un “edema polmonare acuto secondario a insufficienza cardiaca cronica esacerbata,” ma fin dai primi giorni successivi alla tragedia, la famiglia e i tifosi hanno chiesto giustizia, convinti che la morte del Pibe non fosse un evento inevitabile.
Il processo, iniziato l’11 marzo 2025 dopo numerosi rinvii – l’ultimo dei quali da ottobre 2024 – vede imputati sette professionisti sanitari, tra cui il neurochirurgo Leopoldo Luque, medico personale di Maradona, e la psichiatra Agustina Cosachov, responsabile della sua terapia farmacologica. A loro si aggiungono infermieri e altri specialisti accusati di aver trascurato le condizioni del campione, nonostante segnali evidenti di peggioramento. Una ottava imputata, l’infermiera Gisella Dahiana Madrid, sarà giudicata separatamente in un processo con giuria popolare a partire da luglio.
Le accuse: un “crimine perfetto”?
L’accusa, sostenuta da oltre 130 mila file audio e da perizie mediche, dipinge un quadro drammatico: Maradona sarebbe stato abbandonato in una “casa degli orrori,” senza adeguati protocolli medici, lasciato a morire in solitudine mentre i suoi sanitari discutevano di interessi economici più che della sua salute. “Il 25 novembre 2020, attorno a mezzogiorno, gli imputati hanno deliberatamente deciso che morisse,” ha affermato Ferrari, aggiungendo che “la famiglia e il popolo argentino meritano giustizia.”
L’avvocato Fernando Burlando, rappresentante delle figlie Dalma e Giannina, è andato oltre, definendo la morte di Maradona “un crimine perfetto,” orchestrato da un “circolo diabolico” di persone prive di umanità. La difesa, dal canto suo, respinge le accuse. Luque sostiene che Maradona rifiutasse ogni ospedalizzazione, mentre Cosachov difende l’uso di psicofarmaci come necessario per trattare le sue patologie mentali. Una perizia alternativa commissionata dagli imputati afferma che il decesso fu improvviso e inevitabile, ma l’immagine mostrata in aula sembra contraddire questa versione, alimentando il dibattito pubblico.
La reazione fuori dal tribunale
Fuori dall’aula, la tensione è palpabile. Centinaia di tifosi si sono radunati davanti al tribunale di San Isidro, sventolando bandiere e striscioni con la scritta “Giustizia per Diego”. Urla di “assassini” hanno accolto l’arrivo degli imputati, mentre Veronica Ojeda, visibilmente sconvolta, ha avuto un confronto acceso con Cosachov, urlandole improperi tra le lacrime. La pressione popolare, in un Paese dove Maradona è venerato come un dio, potrebbe influenzare l’esito del processo, che si prevede lungo e complesso, con 120 testimoni chiamati a deporre fino a luglio.
Un’eredità contesa e un mausoleo in arrivo
Parallelamente al processo penale, la morte di Maradona continua a generare strascichi. La sua eredità, stimata in oltre 100 milioni di dollari, è contesa tra figli, ex compagne e presunti eredi, mentre il suo corpo, attualmente sepolto in un cimitero privato, sarà presto trasferito al “Memorial M10” un mausoleo in costruzione a Buenos Aires destinato a diventare meta di pellegrinaggio per milioni di fan.
Le foto choc mostrate in aula non sono solo una prova processuale, ma un simbolo del dolore e della rabbia di un popolo che non si rassegna alla perdita del suo idolo. Mentre il mondo guarda a San Isidro, una domanda aleggia nell’aria: la giustizia riuscirà a fare luce sulla fine di Diego Armando Maradona?