Roma, 9 febbraio 2025 – Le autorità libiche hanno rinvenuto 49 corpi di migranti in due fosse comuni nel sud-est del Paese. Stando a quanto riportato dai media libici, una fossa comune con 19 corpi è stata scoperta venerdì scorso in una fattoria nell'area di Jikharra, mentre una seconda fossa comune con almeno 30 corpi è stata rinvenuta a Kufra dalle autorità dopo aver fatto irruzione in un centro di detenzione per migranti. Il responsabile della sicurezza a Kufra, Mohamed al-Fadeil, ha fatto sapere che, stando ai racconti dei sopravvissuti, potrebbero essere quasi 70 le persone sepolte nel secondo sito e sono in corso accertamenti.
![Pd espone foto con torturati in Libia](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/OTg4Y2E1ZTYtYmRjNS00/0/pd-espone-foto-con-torturati-in-libia.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
La fossa comune di Kufra
La Procura generale della Libia ha infatti denunciato la scoperta di una fossa comune a Kufra, nel sud-est del Paese, con i resti di una trentina di migranti uccisi dai trafficanti di esseri umani. ''Si tratta di una banda i cui membri hanno deliberatamente sottoposto i migranti illegali a torture e a trattamenti crudeli e disumani'', ha dichiarato l'ufficio del procuratore.
La fossa è stata scoperta dopo un'operazione contro le organizzazioni che ha portato a tre arresti e al rilascio di altri 76 migranti dallo stato di ''detenzione forzata'' in cui erano tenuti, secondo quanto scritto dalla Procura sulla sua pagina Facebook.
La fossa di Jikharra
Un’altra fossa comune è stata trovata a Jikharra. Ben 19 corpi di migranti sono stati recuperati da una fossa comune all'interno di una fattoria nella città di Jikharra, nel sud-est della Libia. Lo riferisce l'organizzazione umanitaria Refugees in Libya. Secondo quanto riportato, la fattoria era usata dai trafficanti di esseri umani come nascondiglio per trasportare i migranti verso le città costiere.
Le denunce dell’Onu
La Libia è uno dei Paesi più ostili al mondo nei confronti della migrazione. Le Nazioni Unite e diverse Ong hanno denunciato che molte di queste persone sono esposte ad abusi e violazioni dei loro diritti per mano di gruppi criminali e persino di milizie associate alle autorità libiche.
Le Nazioni Unite hanno chiesto una ''indagine immediata e trasparente'' sugli atti di tortura subiti dai detenuti in una prigione nella Libia orientale, a seguito di immagini ''scioccanti'' circolate sui social media di maltrattamenti nel centro di detenzione di Gernada, a circa 250 chilometri dalla città di Bengasi. La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha espresso ''allarme'' per le immagini di ''brutali torture e maltrattamenti'' in queste strutture, che mostrano ''numerosi detenuti, libici e stranieri, sottoposti a violente aggressioni e posizioni scomode da parte di guardie in uniforme''.