Belgrado, 11 febbraio 2019 - Ancora tensione sulle foibe. Il presidente della Slovenia, Borut Pahor, ha scritto una lettera al capo dello Stato Sergio Mattarella esprimendo preoccupazione per "alcune inaccettabili dichiarazioni di alti rappresentanti della Repubblica Italiana in occasione della Giornata del ricordo che danno l'impressione che gli eventi legati alle foibe siano stati una forma di pulizia etnica".
L'agenzia croata Hina lega la protesta di Pahor anche alle dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini che, ieri, ha dichiarato che "i bimbi morti nelle foibe e i bimbi di Auschwitz sono uguali".
E lo scontro si estende anche al versante della Croazia. "Esprimo la mia ferma condanna e respingo con forza le dichiarazioni di Tajani che contengono elementi di rivendicazioni territoriali e di revisionismo storico", ha detto invece il primo ministro croato, Andrej Plenkovic, criticando duramente il discorso di ieri di Antonio Tajani in cui parlava di "Istria e Dalmazia italiane". Plenkovic ha detto di aver già parlato con il presidente del parlamento europeo al quale ha espresso la propria insoddisfazione per il discorso e chiesto chiarimenti.
LA RISPOSTA DI TAJANI - Chiarimenti che Tajani non si è attardato a fornire. "Domenica ho partecipato alla commemorazione della Giornata del Ricordo delle vittime delle Foibe, deponendo una corona sul ciglio della Foiba di Basovizza a Trieste. È una celebrazione solenne istituita da una legge dello Stato italiano del 2004", ha spiegato il presidente del Parlamento europeo dicendo di essersi riconosciuto nel discorso tenuto da Mattarella al Quirinale ("Celebrare la Giornata del Ricordo, significa rivivere un capitolo buio della storia nazionale e internazionale. Non si trattò di una ritorsione contro i torti del Fascismo. Perché tra le vittime italiane di un odio, comunque intollerabile, che era insieme ideologico, etnico e sociale, vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni").
Tajani ha poi detto che con la sua presenza ha "voluto ricordare le migliaia di vittime, principalmente italiane, ma anche croate e slovene, di quella che va considerata una tra le tragedie più efferate del secolo scorso. La Giornata del Ricordo mira a ristabilire questa verità". Secondo Tajani, "proprio ristabilendo la verità storica è stato possibile dare un punto di svolta alle relazioni tra Italia, Croazia e Slovenia, oggi Paesi legati da una salda amicizia. Mi spiace se il senso delle mie parole sia stato mal interpretato. Non era mia intenzione offendere nessuno. Volevo solo inviare un messaggio di pace tra i popoli, affinché ciò che è accaduto allora non si ripeta mai più". "Il mio riferimento a Istria e Dalmazia italiane non è una rivendicazione territoriale ma un riferimento agli esuli italiani, ai loro figli e nipoti che erano presenti alla cerimonia", ha concluso.
LA SLOVENIA - Parole che comunque non hanno rasserenato il clima. Così anche la Slovenia ha ribadito la sua contrarietà a quanto detto da Tajani. Il ministro degli Esteri sloveno Miro Cerar ha annunciato che scriverà al presidente del Parlamento europeo per riferirgli "In forma scritta che la sua retorica nell'Europa di oggi è inaccettabile e in contrasto con i valori che esprime e dovrebbe rappresentare l'Ue". "Io personalmente e il ministero degli Esteri respingiamo una tale falsificazione della nostra storia comune europea e quella slovena", ha aggiunto Cerar definendo parti del discorso di Tajani "particolarmente inaccettabili e scandalose". "Simili dichiarazioni non possono fare altro che suscitare un senso di paura", ha concluso il ministro sloveno.