Mercoledì 18 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

"Fine guerra entro il 2025". Zelensky sostenuto dal G7. Ma l’Europa è spaccata

Su iniziativa di Meloni, i sette Grandi ribadiscono l’appoggio all’Ucraina. A mille giorni dall’invasione aumenta la tensione nella Ue tra falchi e colombe.

Charles Michel, presidente Consiglio europeo, e Volodymyr Zelensky al G7 italiano

Charles Michel, presidente Consiglio europeo, e Volodymyr Zelensky al G7 italiano

di Marta

Ottaviani

Mosca sogghigna e continua ad attaccare, l’Europa sbanda e Zelensky si arrabbia. Domani saranno 1.000 giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, ma i suoi esiti sono più incerti che mai. La telefonata fra il presidente Putin e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, è piaciuta a pochi, soprattutto al numero uno di Kiev. Scholz, alle prese con una difficile situazione economica e politica e con un voto di fiducia in vista che potrebbe rivelarsi fatale per le sorti del suo governo, sembra agire sempre di più come battitore libero, sperando di ricondurre a più miti consigli il presidente russo. Nonostante Berlino abbia fatto sapere che si è trattato di un colloquio ‘franco’, quindi duro da entrambe le parti, Putin ha di fatto rotto l’isolamento internazionale di cui era oggetto da mesi e mostrato come l’Europa sia spaccata.

A fronte di una Germania sempre meno motivata, ci sono un G7 e una Polonia determinati a non cedere. Su iniziativa della premier italiana, Giorgia Meloni, presidente di turno del G7, ieri è stata diffusa una dichiarazione congiunta dal messaggio inequivocabile: "Riaffermiamo il nostro fermo sostegno all’Ucraina per tutto il tempo necessario. Rimaniamo solidali nel contribuire alla sua lotta per la sovranità, la libertà, l’indipendenza, l’integrità territoriale e la sua ricostruzione".

Ma il leader del Cremlino non ha alcun interesse a fare passi indietro, soprattutto ora che le truppe ucraine sono stanche. Lo ha ammesso lo stesso Zelensky, che ha ringraziato la premier Meloni per il sostegno dell’Italia e del G7. Il presidente ucraino è preoccupato. Sa bene che la Russia è intenzionata a proseguire la guerra, e teme che più territori saranno conquistati più sarà difficile raggiungere un accordo che non sia una disfatta per Kiev. Ha anche ammesso "possibili passi indietro" in Donbass, e ha aggiunto che l’esercito "è meglio preparato ad affrontare l’inverno rispetto agli anni precedenti". Per questo, ha chiesto alla comunità internazionale di fare finire il conflitto entro il 2025, partendo da una "Ucraina forte", tornando a ripetere quello che dice ormai da mesi: "Putin non vuole la pace, vuole la nostra resa".

La Polonia, intanto, affila le armi in vista del semestre di presidenza europeo, che inizierà il prossimo primo gennaio. Il Paese è uno dei maggiori alleati dell’Ucraina e subentrerà all’Ungheria che, di converso, è accusata di essere filorussa. Il ministro degli Esteri, Radoslaw Sikorski, ha annunciato che "gli incontri più importanti si terranno a Varsavia", anticipando che martedì si terrà un incontro del triangolo di Weimar, ossia Polonia, Francia e Germania, allargato all’Italia, al Regno Unito e naturalmente all’Ucraina. La riunione vedrà anche la presenza dell’Alto Rappresentante per la politica estera Ue, Kaja Kallas.