Bangkok, 11 dicembre 2023 – La tensione è alle stelle nel Mar Cinese. Giappone e Filippine contro la Cina, in uno scambio crescente di provocazioni e accuse.
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Cosa è successo tra Cina e Giappone
Nelle ultime ore Pechino e Tokyo si sono accusate a vicenda di incursioni marittime illegali dopo un braccio di ferro tenuto nel fine settimana tra le rispettive guardie costiere nelle acque attorno alle contese isole Diaoyu/Senkaku nel mar Cinese orientale. La guardia costiera cinese, in particolare, ha riferito domenica in una nota che un peschereccio e diverse navi pattuglia di Tokyo erano entrate sabato nelle acque intorno al piccolo arcipelago disabitato - nel controllo giapponese con il nome di Senkaku, ma rivendicate da Pechino come Diaoyu - costringendo le sue unità “ad adottare le misure necessarie in conformità con la legge” per mettere in guardia le navi nipponiche. La guardia costiera giapponese, invece, aveva già sabato riferito che due motovedette marittime cinesi avevano lasciato le acque territoriali delle isole “dopo aver ricevuto i relativi avvertimenti”, intervenute a protezione di peschereccio nipponico avvicinato dalle unità cinesi. Episodi simili si erano già verificati a ottobre e a novembre scorsi, seguendo un percorso di tensioni in aumento nelle acque intorno alla Cina.
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Cosa è successo tra Cina e Filippine
Alta tensione anche tra Pechino e Manila nel fine settimana, sempre per una questione di acque contese. Il governo filippino ha alzato il tono diplomatico contro la Cina dopo due incidenti avvenuti nel fine settimana in cui navi cinesi hanno usato cannoni ad acqua contro navi filippine, azioni che Manila ha descritto come una "minaccia alla pace". In una conferenza stampa, la portavoce del ministero degli Esteri filippino, Teresita Daza, ha dichiarato che il suo Paese ha presentato una denuncia diplomatica contro Pechino e ha convocato l'ambasciatore cinese a Manila, Huang Xilian, di fronte a quello che viene definito "uno dei più gravi incidenti marittimi di quest'anno anno".
La Cina difende le sue azioni, ma le Filippine accusano Pechino di mettere in pericolo la pace e di utilizzare tattiche aggressive, inclusi idranti e attacchi acustici, nelle acque entro 200 miglia (370 chilometri) dalla zona economica esclusiva filippina, secondo il diritto internazionale.
Un primo incidente è avvenuto sabato nei pressi della secca di Mansiloc (atollo di Scarborough), situato a circa 220 chilometri dall'isola filippina di Luzon, un secondo ieri nei pressi del banco di sabbia di Ayungin (Second Thomas), a circa 184 chilometri a ovest di l'isola filippina di Palawan. In entrambi i casi, le navi della Guardia Costiera e le milizie cinesi hanno utilizzato cannoni ad acqua e speronato navi da rifornimento filippine, causando "gravi danni" al motore di una nave, secondo le autorità di Manila.
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"Violata la sovranità delle Filippine”
"L'uso di idranti da parte della Cina costituisce un'azione grave contro le navi filippine che svolgono attività legittime nell'area. Queste azioni violano la sovranità e la giurisdizione filippina e rappresentano una minaccia alla pace, al buon ordine e alla sicurezza", ha affermato il portavoce filippino.
Il riavvicinamento agli Usa che non piace a Pechino
Le tensioni tra i due paesi sono aumentate negli ultimi mesi da quando il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. ha rafforzato la sua alleanza di difesa con gli Stati Uniti, di fatto invertendo la rotta nel riavvicinamento con Pechino promosso dal suo predecessore, Rodrigo Duterte.