Sabato 1 Febbraio 2025
ALDO BAQUIS
Esteri

Famiglia israeliana rapita. Il padre verso il rilascio. Mistero su moglie e figli

Bibas sarà liberato oggi. Insieme a lui altri due uomini di 54 e 65 anni. La donna e i bimbi potrebbero essere morti, ma l’Idf non ha avuto conferme.

Israele trattiene il fiato in attesa oggi del quarto scaglione di liberazioni di ostaggi: dopo le donne, dopo le soldate, adesso nel contesto della tregua è la volta dei primi tre uomini prigionieri di Hamas. E fra questi spicca il nome di Yarden Bibas, 35 anni. Dal 7 ottobre in Israele si menziona la famiglia Bibas, rapita dal kibbutz Nir Oz, e i pensieri tornano automaticamente alle immagini sconvolgenti della madre Shiri, trascinata dai suoi assalitori mentre tiene stretti in braccio i due figlioletti dai capelli rossi: Kfir, allora di appena 9 mesi, e Ariel, allora di 4 anni. Ma è mai possibile – si sono chiesti allora sbigottiti gli israeliani – che un’organizzazione pur notoriamente terroristica prenda in ostaggio perfino bebé? La realtà da allora, si è rivelata ancora più tragica. Perché Hamas non solo non ha restituito quei bambini, ma ha anche preteso un riscatto. Sostiene che sono morti con la madre gia nel novembre 2023 in un bombardamento israeliano nel sud della Striscia. Ma ancora i corpi restano a Gaza. Per riaverli Israele dovrà pagare un prezzo: liberando cioé prigionieri palestinesi. In Israele non c’è conferma della loro morte. Il portavoce militare si è limitato a confermare che sulla loro sorte "esistono preoccupazioni profonde". Senza dirlo ha lasciato intendere che quando i resti fossero inoltrati in Israele, sarebbero sottoposti ad esami in un istituto di medicina legale. E solo allora, se giungessero conferme, sarebbe confermata la loro morte.

Il dramma umano che si svolgerà di fronte alle televisioni, che in Israele trasmettono in diretta le liberazioni degli ostaggi, riguarda il fatto che il padre di famiglia, Yarden, emerge da mesi di isolamento dal mondo esterno e che è probabilmente ignaro della sorte dei familiari. Mentre le bande di Hamas imperversavano nel suo kibbutz, era uscito fra i primi per affrontarle. Fu presto sopraffatto e trascinato a Gaza, in motocicletta. All’arrivo è stato assaltato da una folla di civili che lo ha colpito in testa con una pietra, come mostra la clip postata su Telegram da qualche palestinese nell’enclave. Per settimane era persuaso che i suoi cari fossero comunque in salvo.

Secondo quanto ha riferito Nili Margalit, una sua ex compagna di prigionia, il sadismo di Hamas non ha conosciuto limiti. Un giorno lo misero di fronte ad una telecamera e pochi minuti prima di registrare un messaggio di carattere propagandistico gli dissero che la moglie e i figli erano morti e che "Netanyahu si opponeva che i corpi fossero portati in Israele". Poi ripresero immediatamente la sua disperazione.

Oggi dunque, dopo oltre 480 giorni di sevizie fisiche e psicologiche, Yarden tornerà libero assieme a Ofer Calderon (54 anni, un altro agricoltore di Nir Oz, padre di due figli nel frattempo rilasciati, detentore anche di cittadinanza francese) e a Keith Siegel (65 anni del kibbutz Kfar Azza, cittadino degli Stati Uniti). "Il nostro Yarden dovrebbe tornare adesso – hanno scritto su Instagram i familiari –, ma Shiri e i bambini non sono ancora tornati. Siamo emozionati, ma le emozioni sono contrastanti. Pensate ai sentimenti di Yarden. Vi preghiamo di rispettare la nostra privacy nei prossimi giorni".

La direzione di Nir Oz si è rivolta a psicologi affinché oggi si tengano pronti per assistere Yarden. Intanto Israele ha avvertito Hamas che non devono ripetersi le scene viste giovedì a Khan Yunis, quando due ostaggi che venivano rilasciati hanno dovuto fendere a piedi una folla ribollente ed ostile che in ogni momento sembrava in procinto di attaccarli. Se anche oggi scene del genere dovessero ripetersi Israele darebbe un colpo di freno alle prossime fasi della tregua: un riferimento alla riapertura del valico di Rafah, fra Gaza ed Egitto, dove da adesso ogni giorno potranno passare 50 miliizani di Hamas diretti in Egitto per ricevere cure mediche urgenti.